venerdì 25 luglio 2014

"Da te ho imparato che l’affidarsi è la misura dell’amore…Ti tengo stretto per la mano attraverso un momento molto difficile"

Il sacerdote ed i laici

Abbiamo voluto rileggere un libro a noi molto caro, “ Diario di un’amicizia” di Wanda Poltawska, per cercare di dare una risposta ad una domanda: come è possibile che una donna di novant’anni continui a lottare per difendere la vita umana in nome di Cristo, dimostrando un vigore straordinario, una tenacia ed una lucidità veramente eccezionali? Certo, si tratta di una donna  dotata di un temperamento fuori dal comune, di una forza temprata dalla vita, in particolare dall’esperienza del lager, in lei è palpabile una fede rocciosa, solida, autentica, profonda. Indubbiamente quanto appena delineato può, in parte, rispondere al nostro quesito iniziale, ma non costituire un esaustiva ragione che,  forse, possiamo tentare di intuire sfogliando le pagine preziose del “diario”.
Riga dopo riga, parola dopo parola,veniamo condotti alla scoperta di un “ mondo” di rapporti a noi sconosciuto e a cui non siamo avvezzi. Proviamo a riflettere. Non è forse vero che, in alcuni casi, il sacerdote con cui collaboriamo non conosce molto di noi, la nostra storia, e non sembra particolarmente interessato a ciò che inquieta il nostro cuore? Non capita talvolta che, di fronte ad un nostro sguardo triste e amareggiato, ci sentiamo rivolgere battute “ frettolose” e raramente la tanto agognata domanda: “come stai? Che cosa ti inquieta? Parliamone…”. Non è forse vero che la comunicazione si limita, per lo più, ad indicazioni e compiti da espletare, senza che sia concesso di instaurare un pur minimo dialogo o esprimere una semplice considerazione, spesso repressa per timore di essere giudicati importuni e tediosi?  Sia chiaro, non a tutti i collaboratori tocca un simile destino. Il rapporto tra sacerdote e laico ( in questo caso collaboratore) è segnato da quello che tecnicamente potremmo definire  un“ approccio selettivo” i cui criteri, però, sfuggono alla nostra comprensione.
Un esempio. Chi scrive per questo blog collabora anche per la redazione del cosiddetto “ Bollettino parrocchiale”. Il parroco, certo, apprezza il contenuto dei suoi articoli che , però, etichetta come “ difficili” in quanto ricchi di riferimenti bibliografici la cui fonte è il Magistero della Chiesa. Ora, personalmente ci saremmo aspettati che, oltre alla valutazione, ovviamente legittima, venisse manifestato un certo interesse per l’origine di alcune citazioni, per altro non così scontate. Invece nulla, come se il vissuto che è  alla radice degli articoli non interessasse nulla: conta solo il prodotto finale, verrebbe da dire. Attenzione: non bisogna far notare tali dettagli,  la risposta che avrete sarà: “un sacerdote ha mille impegni, non ha tempo…”. Ma allora, perché con qualcuno il tempo si trova, mentre con altri no? Qual è il criterio di selezione? La domanda rimarrà senza soluzione. Pazienza, ce ne faremo una ragione!
Ritorniamo al “ Diario”, a quel “ mondo” così lontano dalla nostra esperienza. Noi incontriamo una donna, una donna per altro colta, collaboratrice di un sacerdote, poi di un  Vescovo, di  un cardinale e, infine, di un Papa, pertanto di una persona non certo priva di impegni importanti ed onerosi!! Ebbene, dalla testimonianza della dott.ssa Wanda Poltwaska, si evince che il sacerdote con cui collaborava, veramente si “ prendeva cura” di lei, così come lo faceva per ogni persona che incontrava e, soprattutto, per quanti lo aiutavano nel suo impegno pastorale; lo faceva in un modo molto semplice, umano: mediante una vera amicizia, non condizionata dai tempi, dalle “ cose da fare”, dai modi, in un certo senso, neppure dalla posizione. Quanto hanno ricevuto i laici dal rapporto con il “ loro” sacerdote”!  Quanto ha ricevuto il sacerdote dall’amicizia con i suoi amici - collaboratori! Una reciprocità umana, spirituale, culturale che ha fatto crescere un popolo, una Nazione, una Chiesa!!   Una reciprocità fatta di incontri veri, di dialoghi mai provvisori, di parole di conforto, di contiguità umana, di tempo donato senza riserve. Una vicinanza che coinvolgeva l’intera esistenza, come possiamo constatare dallo scambio epistolare, dai biglietti che hanno accompagnato i vari momenti della vita del “ sacerdote” e dei suoi amici, prima ancora che collaboratori e, questo, fino alla sua morte!! Sia chiaro: stiamo parlando di tutte le persone che collaboravano con il Vescovo, non di alcune “ selezionate” secondo il criterio della “ simpatia”!
Ricorda Teresa Malecka che il futuro Papa, nonostante i gravosi impegni, “Trovava sempre il tempo per incontri  nelle nostre case, ritenendolo un impegno fondamentale. I temi dei colloqui erano diversi, dalle questioni della vita fino ai problemi ideologici, spesso fondamentali. Veniva nelle nostre case, seguiva la crescita dei nostri figli, si interessava ancora delle nostre questioni professionali…” .
Lo ricorda anche Wanda Poltawska quando parla delle lunghe passeggiate tra i boschi e della grazia di aver avuto accanto a sé un sacerdote che  “compiva  le funzioni sacerdotali proprio come è scritto nel Vangelo- pronto ad accompagnare non per cinque passi, ma per quanti erano necessari – e non gli era indifferente che cosa sarebbe accaduto al penitente, a quell’anima che gli era affidata”, Con stupore grato, poi, constata che “Quello che  derivava dalla mia debolezza non mi staccava mai da te, al contrario, risvegliava in te maggiore bontà e affetto, sempre quanto più mi era difficile, quanto più ero debole e povera tanto più cercavi di aiutarmi”  .
Abbiamo in più di un’occasione parlato dell’amicizia tra la dott. Poltawska e San Giovanni Paolo II,  un’amicizia che fa dire alla donna: Sto vivendo il realismo della fede in Dio, quale tu me l’hai mostrata e quale è… Ho sempre saputo che Cristo è Dio, ma solo ora, attraverso di te, ho capito che Cristo mi ama, che Cristo è stato dato agli uomini, appunto per l’amore di Dio Padre, per l’umanità. Il dialogo costante, le confidenze, il cammino umano e spirituale, in altre parole, l’amicizia fatta di gesti e parole, di silenzi e lontananza,  di autentica attenzione alla persona nella sua integralità, sono state la condizione su cui sì è costruita la collaborazione tra una donna laica e un pastore, una collaborazione che non è venuta meno con la morte del Papa. La dott.ssa Wanda Poltawska, ora ultranovantenne, seguendo e sviluppando gli insegnamenti di Giovanni Paolo II ( esito anche delle numerose conversazioni tra lei e il Papa stesso), ne continua la missione: educare le nuove generazione al valore della vita e della famiglia, doni di Dio da difendere dalle minacce del nostro egoismo e dal relativismo imperante.

Di fronte alla crisi delle vocazioni, sempre più urgente sembra l’impegno dei laici la cui partecipazione alla vita della Chiesa sarà fattiva e costruttiva se troveranno sacerdoti disposti a camminare insieme a loro, ad accoglierli e abbracciarli nella loro umanità, senza preclusioni e senza “ fretta”.  Che ogni laico impegnato possa dire, riferendosi al suo sacerdote: Quello che  derivava dalla mia debolezza non mi staccava mai da te, al contrario, risvegliava in te maggiore bontà e affetto, sempre quanto più mi era difficile, quanto più ero debole e povera tanto più cercavi di aiutarmi… La tua telefonata è stata come su richiesta. Mi ha tranquillizzata e ha spostato l’accento dalla paura alla speranza, alla fiducia. Mi hai detto: Gesù Dio che salva……… Ti tengo stretto per la mano attraverso un momento molto difficile