sabato 26 aprile 2014

Una GRAZIA…

Mancano ormai poche ore: ciò che auspicavano nel giorno dei suoi funerali è ormai realtà. Giovanni Paolo II, insieme a Papa Giovanni XXIII, sarà proclamato “ santo”.

San Giovanni Paolo II: c’è in questa breve espressione qualcosa che, come abbiamo spesso raccontato, trascende noi stessi.
A pochi giorni dal Grande Evento ci chiediamo: che cosa significa per noi, che siamo cresciuti con Giovanni Paolo II, tutto questo? Che cosa significa per noi il riconoscimento della sua santità? Ci rendiamo veramente conto della Grazia di cui siamo fatti dono, noi generazione, forse, un po’ “ trascurata”,  in un certo senso penalizzata dal suo appartenere ad una fascia intermedia e, in qualche modo schiacciata da una parte dalla generazione precedente, quella delle contestazioni, e da quella successiva, quella internauta?
 Non è facile spiegarlo, non è facile farlo comprendere ad un giovane di 15 anni per il quale tutto sembra scontato. Vogliamo però tentare di raccontare ad un adolescente quali sia il senso di quanto stiamo per vivere, le ragioni per cui il mondo si stia mobilitando e centinaia di migliaia di persone si raduneranno per lodare e ringraziare Dio. Vogliamo dire a lui perché ci sentiamo una generazione privilegiata, nonostante tutto, nonostante i drammi, le fatiche, le paure che stiamo vivendo, soprattutto in termini lavorativi. Non è facile!!

Cari ragazzi, vi diranno, forse, che Giovanni Paolo II ha cambiato il mondo per aver contribuito alla caduta dell’Impero Sovietico e di altri regimi nel mondo; vi diranno che è stato il primo Papa ad entrare in una Sinagoga e in una Moschea; vi diranno che ha compiuto importanti gesti ecumenici, ha inventato le GMG, sua grande eredità ( e che eredità!!)…vi diranno tanto altro.
Ma Giovanni Paolo II , prima di tutto, ha cambiato il cuore di molti di noi indicando “ La Strada” e lo ha fatto non con parole e gesti accattivanti, “ socialmente corretti” ma attraverso la sua vita, tutta la sua vita.
Noi, giovani cinquantenni, ecco l’unicità della nostra esperienza, abbiamo visto con i nostri occhi un uomo che veramente non aveva paura di vivere la vita in pienezza, quando era vigoroso, ma, soprattutto, quando era debole, privo della possibilità, prima, di camminare e, poi, di parlare. Abbiamo visto un uomo ferito, colpito quasi a morte dalla cattiveria dell’uomo, ma abbiamo visto anche un uomo che, dal letto del suo ospedale, ancora in pericolo di vita, perdonava il suo attentatore. 
Abbiamo visto un uomo che abbracciava i lebbrosi, non  nell’opulento occidente, ma in sperdute isole del Pacifico. Abbiamo visto un uomo che non temeva di “ godere” del Creato.
Abbiamo visto un uomo che offriva la sua sofferenza a Dio per la salvezza dell’umanità.
Abbiamo visto un uomo che, due giorni prima di morire, ha voluto salutarci “ scrivendo” la più bella enciclica che mai sia stata pubblicata: abbiamo visto un uomo che ci ha insegnato a morire!!! Il resto lo possono insegnare anche altri leader, altri intellettuali:  ma questo no: non ci possono insegnare il senso della morte, non ci possono insegnare a morire!!!
Abbiamo visto ed abbiamo capito, abbiamo creduto a quelle parole da lui pronunciate quando noi, adolescenti,  certo, non potevamo comprenderne il significato. Egli, con voce forte, a tal punto forte da provocare non pochi sussulti, anche tra i cerimonieri, disse: “Oggi così spesso l’uomo non sa cosa si porta dentro, nel profondo del suo animo, del suo cuore. Così spesso è incerto del senso della sua vita su questa terra. È invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione. Permettete, quindi – vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all’uomo. Solo lui ha parole di vita, sì! di vita eterna”. Quali parole profetiche, parole ancora attualissime. Abbiamo creduto perché lui, per tutta la sua vita, ha permesso che Cristo entrasse pienamente nella sua vita, sempre.

Un ricordo: al termine della S. Messa, il Papa, tra lo stupore generale, percorse
il sagrato della Basilica per abbracciare i malati e i disabili!!!
Nel 2003, un Papa stanco e letteralmente piegato disse ai giovani: Cari giovani, solo Gesù conosce il vostro cuore, i vostri desideri più profondi. Solo Lui, che vi ha amati fino alla morte (cfr Gv 13,1), è capace di colmare le vostre aspirazioni. Le sue sono parole di vita eterna, parole che danno senso alla vita..” Nella sua ultima GMG ripeteva la verità con cui aveva introdotto il suo Pontificato,  lo faceva con una forza, se possibile, ancora più  vigorosa, impetuosa . Ci commosse, ma anche ci provocò, constatare la fede di un uomo che, come avrebbe poi fatto pochi giorni prima di morire, abbracciava il Crocifisso, quasi volendo condividere la sofferenza di Cristo e così completare  “ nella carne quello che manca ai patimenti di Cristo”. 
 In questi nove anni,i diversi stili ecclesiastici si sono succeduti, stili che hanno arricchito la Chiesa, sempre più maestra in un mondo sempre più complesso. Eppure, a pochi giorni dalla canonizzazione, ci rendiamo conto di quanto siano vere le parole pronunciate da Giovanni Paolo II…” I santi, loro sono i testimoni visibili della santità misteriosa della Chiesa. Essi sono rimasti i più umani degli uomini, ma la luce del Cristo ha penetrato tutta la loro umanità. Lo slancio che li ha animati non invecchia affatto. Sono i santi che la Chiesa beatifica e canonizza, ma anche tutti i santi nascosti, anonimi: essi salvano la Chiesa della mediocrità, la riformano dal di dentro, direi per contagio, e la trascinano verso quel che essa dev'essere. I Papi vengono a inchinarsi davanti a questi servitori di Dio... [Incontro con i giovani a Lucca 23 set 1989]


Sì, domenica due Papi si inginocchieranno  davanti a due Santi che, noi  ne siamo certi, continueranno a guidarci e ad intercedere presso Dio che ora “ vedono faccia a faccia”