giovedì 10 ottobre 2013

Due Santi, dono di Dio per il mondo intero

Orami è certo: Giovanni Paolo II sarà canonizzato insieme al Grande Betao Giovanni XXIII, il Papa che, fin da bambini, abbiamo imparato ad amare attraverso i ricordi dei nostri genitori e dei nostri nonni, il Papa sotto il cui pontificato molti di noi, figli spirituali di Papa Wojtyla, siamo nati.
Nonostante la nostra profonda devozione,  non è facile per noi credere che il “ nostro”Papa sarà proclamato Santo; anzi, tutto sembra quasi irreale, un sogno, ma è realtà, stupenda realtà.
 A distanza di soli nove anni il 30 Settembre vedremo ancora una volta alzare il telo sull’immagine di Giovanni Paolo II, ma questa volta una grande aureola contornerà il suo volto:tale piccolo segno sancirà  che Papa Wojtyla sarà veramente annoverato tra i Santi di Dio. Per tutto questo dobbiamo ringraziare, certo, Papa Francesco : Egli, nella sua lungimirante umiltà, riconosce che senza i suoi due predecessori, autentici Giganti della Fede e della Chiesa, non gli sarebbe possibile continuare l’opera di Evangelizzazione come Pastore della Chiesa Universale. Ma, soprattutto, dobbiamo e vogliamo ringraziare Dio per il dono di due uomini che hanno guidato la Chiesa con tutta la loro umanità, totalmente incardinata nel disegno di Dio e lo hanno fatto in un periodo storico che, non è esagerato definire “ tremendo”: la Guerra Fredda, le divisioni nel mondo, le ideologie imperanti, le contestazioni giovanili. Che dire poi dell’esiguità dei mezzi di informazione?...Un altro mondo. Eppure, questo è un autentico miracolo, hanno rappresentato per l’intera umanità la guida sicura, i testimoni a cui guardare, i maestri il cui unico spasimo era portare gli uomini a Dio.
Entrambi, infatti,  hanno speso la loro vita per affermare la dignità dell’uomo,  cioè il suo essere Immagine di Dio. Hanno difeso il povero, hanno accolto l’emarginato, hanno restituito forza al malato e abbracciato il prigioniero. Mai, neppure per un attimo, si poteva scorgere in loro l’adesione ad ideologie pauperistiche, a progetti filantropici o sociologici,  perché mai in loro la “ scelta degli ultimi” diventava una bandiera, appunto, un’ideologia da sbandierare. La loro scelta era per l’uomo, tutto l’uomo, qualunque uomo, perché la loro era la scelta di Dio. E Dio, nella sua ineffabile immensità d’ Amore, abbraccia tutti e nessuno esclude. E proprio per questo, la loro voce, anzi il loro grido, risuonava forte e vigoroso, quando si levava in difesa degli abitanti delle favelas o degli abbandonati nelle periferie delle metropoli, ma anche quando si levava, tra le indignate reazione di una certa intellighenzia, in difesa dei più deboli tra i deboli, il bambino mai nato: come non ricordare gli attacchi virulenti subiti da Giovanni Paolo II poco prima di essere colpito quasi mortalmente? Ma Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II non avevano paura neppure di  difendere il valore inviolabile e innegoziabile della famiglia, così oggi minata persino nelle sue fondamenta, nella sua stessa essenza. I due futuri santi erano consapevoli che una società che non difenda la vita fin dal suo concepimento, che non tuteli la famiglia, è destinata a perdere i suoi valori fondanti, quindi se stessa e la propria umanità.
Giovanni Paolo II non ha avuto paura di parlare forte e chiaro, pur sapendo che non applausi, ma critiche e incomprensioni lo avrebbero seguito, soprattutto da parte di ambienti paladini della cosiddetta “ modernità”, purtroppo non solo esterni alla Chiesa.
I Beati Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II hanno  aperto le loro porte e le loro braccia a tutti, senza distinzione; non hanno avuto  paura di “sporcarsi le mani”, mai alla ricerca del plauso o del cosiddetto “ politicamente corretto: Papa Giovanni non esitò ad incontrare esponenti del Soviet pur di garantire la Pace; Giovanni Paolo II non ebbe paura di incomprensioni e critiche quando decise il viaggio a Cuba dove celebrò la S.Messa alla presenza del dittatore Fidel Castro, pochi mesi prima ospite in Vaticano; per cambiare le sorti del Cile accettò di incontrare il dittatore Pinochet, scatenando le ire dei “ ben pensanti”. E non fu lui che rese fatto reale, palpabile, toccabile la “ trasfigurazione” del messaggio di S. Francesco facendo di Assisi il luogo dell’’autentica pace? Non ha riformato la Curia, ma ha “ riformato” il cuore dell’uomo e lo ha fatto seminando, senza la pretesa e la presunzione di vederne il raccolto. Dio ama chi semina e Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II sono stati eccezionali seminatori.
Ma c’è un altro aspetto, per nulla marginale, che colpisce e che dovrebbe far riflettere: la tenerezza e l’umiltà dei due futuri santi. Giovanni XXIII, con delicatezza e quasi con timidezza, abbracciava bambini, malati, sofferenti, carcerati. Che dire poi di Giovanni Paolo II? Non basterebbe un giorno intero per raccontare i gesti di un uomo che si è letteralmente consumato per  restituire dignità ad ogni uomo, Immagine di Dio. Mentre il mondo faceva della forza, della prepotenza, dell’arrivismo, del successo, spesso effimero, il proprio idolo, Giovanni Paolo II, allora nell’indifferenza generale, si chinava sui malati di Aids, sui malati di lebbra portando l’abbraccio di Dio. E questo non accadeva solo nelle grandi metropoli, ma anche negli sperduti villaggi asiatici ed africani. Ed è commovente constatare come, solo dopo la sua morte, tali gesti siano venuti alla luce o, comunque, se ne sia avuta una maggiore consapevolezza, segno questo di un’autentica umiltà, vissuta, possiamo dirlo, nel nascondimento.
Che incontrasse i grandi della terra, che compisse un gesto storico o che abbracciasse le piaghe di un lebbroso, Giovanni Paolo II rispondeva ad una chiamata: proprio come Santa Faustina, egli voleva diffondere la Misercordia di Dio, irradiarLa al mondo intero perché recuperasse se stesso. Nel libro pubblicato pochi mesi prima della sua morte, così scriveva: “ Dio sa sempre trarre il bene dal male, Dio vuola che tutti siano salvi e possano raggiungere la conoscenza della verità: Dio è Amore. Cristo crocifisso e risorto, così come apparve a suo Faustina, è la suprema rivelazione di questa verità”. E così concludeva pagine di intensa spiritualità, pagine di profezia: “ Nell’amore che ha la sua sorgente nel cuore di Cristo sta la speranza per il futuro del mondo. Cristo è il Redentore del mondo”.
Giovanni Paolo II, figlio spirituale di Santa Faustina, come lei mistico e totalmente chinato sull’uomo, sarà canonizzato nel giorno della festa dedicata alla Divina Misericordia, da lui stesso istituita. Non è una coincidenza, è il segno misterioso di una vita tutta innestata nel piano di Dio e del suo Amore. Il 27 Aprile 2014 sarà proclamato Santo, donato alla devozione universale. Anche noi Bresciani siamo chiamati a prepararci per questo grandioso evento d’amore: se sapremo viverlo con fede, se sapremo guardare a Giovanni Paolo II,  speciale apostolo della Divina Misericordia, allora, quanto si vivrà in quella memorabile giornata avrà un senso e le nostre vite ne usciranno arricchite nella certezza non solo di avere un altro grande intercessore presso Dio, ma anche un santo la cui esistenza continuerà a parlarci ed ad indicarci il cammino che conduce alla vera letizia. Non ci stancheremo di scriverlo: la nostra generazione, fra qualche mese, toccherà con mano la grazia che ha ricevuto, essere stata contemporanea di un santo, averlo avuto come padre e amico, come compagno di viaggio e maestro. E’semplicemente  grandioso e per questo non cesseremo mai di ringraziare Dio e la sua infinita bontà.