martedì 5 novembre 2013

SACERDOZIO – SANTITÀ

Il 1 Novembre,festa liturgica di Tutti i Santi, la Chiesa ci ha invitato a meditare sulla santità a cui ognuno di noi è chiamato.

Cracovia Cripta di S.Leonardo ( Wawel).


 Il 1 Novembre 1946, in una piccola cappella dell’Arcivescovado di Cracovia, per quel disegno stupendamente e misteriosamente scritto nel Grande Libro di Dio, un giovane diacono veniva ordinato sacerdote. Il card.Sapieha, nella sua lungimirante saggezza, volle che Karol Wojtyla venisse ordinato prima degli altri suoi compagni, perché potesse così partire per Roma, dove avrebbe continuato i suoi studi di teologia. Giovanni Paolo II, ricordando la data scelta dal suo Vescovo, riconosce che la sua ordinazione “ ebbe luogo in un giorno insolito per tali celebrazioni, la solennità di Tutti i Santi”( Dono e Mistero, pag. 51). Quel giovane sacerdote, che da Papa ancora si stupiva per la circostanza in cui ebbe luogo la sua ordinazione, fra qualche mese sarà proclamato Santo. Noi non crediamo alle coincidenze! In quanto accadde in quel lontano 1 Novembre, giorno di Ognissanti, non possiamo non cogliere un segno, l’inizio di un sigillo di Dio ad una vita che sarebbe stata tutta una risposta alla chiamata alla santità. 
In “ Dono e Mistero”Giovanni Paolo II, con forza, scrive: “ Il mondo di oggi reclama sacerdoti santi! Soltanto un sacerdote santo può diventare , in un mondo sempre più secolarizzato, un  testimone trasparente di Cristo e del Suo Vangelo”. Da queste parole si evince con chiarezza quanto per il Papa il senso di ogni  Ordinazione, o meglio, la sua essenza profonda risieda nell’essere testimoni di Cristo, non in altro, fosse anche una tensione generosa e solidale verso i cosiddetti “ ultimi”, fosse anche una eccezionale capacità organizzativa e creativa. No, Giovanni Paolo II, proprio a partire dalla sua esperienza, era convinto che “ Il segreto più vero degli autentici successi pastorali non sta nei mezzi  materiali, ed ancor meno nei “mezzi ricchi”. I frutti duraturi degli sforzi pastorali nascono dalla santità del sacerdote. Questo è il fondamento!”.Come si può constatare, sacerdozio e santità sono due realtà indissolubile nel pensiero e nella vita del Papa. Che cosa significa questo?
Per rispondere proponiamo la testimonianza di una donna straordinaria che, a Dio piacendo, assisterà alla canonizzazione di colui al quale si rivolgeva chiamandolo fratello.  Stiamo parlando della dott.ssa Wanda Poltawska, amica  e “sorella” di Giovanni Paolo II.
La dott.ssa Poltawska, donna di profondissima fede, dopo aver sperimentato la crudeltà disumana dei campi di concentramento, non poté evitare di porsi domande cruciali sull’uomo e sul suo destino: come è possibile che l’uomo, immagine di Dio, venga a tal punto annientato, “ sfigurato”? come è possibile un simile abbruttimento della creatura di Dio contro un’altra creatura di Dio? Chi è l’uomo? Domande tremende, diremmo, tragiche, profondamente laceranti. Ebbene, per dare una risposta a tutti questi  dubbi che affliggevano la sua mente e la sua anima, si rivolse a più sacerdoti, ma senza esito. Lei stessa racconta: «Mi confessavo, e inizialmente avevo cercato di eliminare quelle mie inquietudini durante la confessione, ma non avevo ricevuto la risposta che cercavo…Una volta, dopo il turno al reparto, quando mi ero imbattuta in un problema la cui soluzione superava le mie possibilità e non sapevo come procedere, andai in chiesa, dai gesuiti, da un sacerdote che stava appunto in confessionale. Gli chiesi che cosa avrei dovuto fare in quel caso concreto. Il sacerdote, mi disse: “ Questo è un tuo problema, tu sei un medico cattolico, non io, è la tua coscienza che ti deve dare la risposta”..Non attesi neanche l’assoluzione, semplicemente mi alzai e me ne andai».  ( da Diario di un’amicizia pag.36)”
I dubbi rimanevano, non si dissolvevano, anzi, scrive “ crescevano”. E tutto questo fino a quando Wanda ( ci permettiamo di chiamarla così per il particolare legame spirituale che ci lega a lei) non trova la risposta, “ l’unica vera, che l’uomo può comprendere se stesso e gli altri solamente in Cristo”. Tale risposta, ricorda, venne come “ frutto di tante ore di preghiera e di meditazione, durante le passeggiate estive con il pastore di anime , don Karol Wojtyla”.
Ciò che colpisce è il modo in cui è avvenuto l’incontro, una modalità che riassume splendidamente il nesso imprescindibile tra sacerdozio e santità.  Wanda, nel corso della confessione, non si sentì dire: “ venga ad un incontro; nemmeno si sentì dire: “ venga da me”..No, don Wojtyla le disse: “ Vieni la mattina alla messa, vieni ogni giorno”. In questo invito è contenuta tutta l’essenza della santità di un sacerdote che, come ricorda sempre la dott.ssa Poltwaska, “ non voleva dare se stesso agli uomini, ma condurli a Cristo”.  Prima di tutto Cristo, prima di tutto l’affidarsi a Colui senza il Quale le risposte alle domande che tormentato l’uomo aprono voragini che alimentano inquietudini e disperazione. Affidarsi a Cristo significa vivere nella certezza che Dio è sempre accanto all’uomo riscattandone il male che, sulla Croce, ha voluto   redimere mediante il  Sacrificio del Figlio.
L’affidarsi è la misura dell’amore”, questo ha “imparato” Wanda Poltwaska  camminando lungo i sentieri del bosco, lungo il cammino di un’intera esistenza. E se l’” affidarsi è la misura dell’amore”, per i due amici – fratelli ha senso sperare, ha senso spendersi fino alla fine perché questo amore abbracci tutta l’esistenza nella sua drammatica e stupenda concretezza. Non è un caso che entrambi, ed insieme,  abbiano realizzato progetti, promosso iniziative, stimolato le coscienze, soprattutto nell’ambito della pastorale familiare e della tutela della vita, sempre e comunque.  Abbiamo già menzionato l’apertura di un consultorio familiare e  di un centro per la vita presso il palazzo arcivescovile di Cracovia, luoghi in cui famiglie in difficoltà potevano trovare un aiuto reale, concreto, ma altrettanto importanti erano i momenti di riflessione. Per comprendere è’ bene narrare un episodio, raccontato dalla stessa protagonista.  Una sera la dott.ssa Poltawska aveva organizzato  un incontro un per aiutare coppie in difficoltà. Mons. Wojtyla intervenne con parole che, nella loro semplicità, ebbero effetti forse insperati: « Dapprima provate a fare per voi stessi un programma minimo, non distruggete reciprocamente niente in voi, e dopo comincerete a costruire, ma per questo provate a pregare insieme. C’è solamente una via d’uscita da questa situazione, il cancello dell’umiltà. Che ognuno di voi si inginocchi e dica” E’ colpa mia”. Fino a quando direte: “ La colpa è tua”, non ci sarà via d’uscita». Queste parole incisero a tal punto sulle coppie presenti che la promotrice dell’iniziativa, pensando a quel primo incontro, non esita a parlare di “ grazia elargita”. Successivamente furono organizzate “ lezioni di etica matrimoniale che vennero poi incluse da Karol Wojtyla nell’Accademia Teologica Pontificia sotto forma di  Facoltà di Teologia della Famiglia…”. In gioco era, già allora, la salvezza della famiglia, anzi, come dice Wanda Poltwaska, la salvezza “della santità della famiglia”Da queste prime lezioni si è sviluppata una rete di persone qualificate per aiutare gli altri, quello che è stato giustamente definito il “ germe” del “Pontificio istituto per studi su matrimonio e famiglia”, inaugurato in una data speciale, il 13 Maggio 1981: anche in questa circostanza non vi è nulla  di casuale, vi è invece un  ulteriore sigillo di Dio, un sigillo con il quale la santità di un sacerdote è totalmente incardinata nella sequela di Cristo fino alla donazione di sé, fino, vorremmo dire, al martirio.
Ed allora, non possiamo non sentire nostre le parole vibranti della dott.ssa Wanda Poltwaska, parole che, come scriverà anni dopo Giovanni Paolo II, sanciscono la profonda unità tra sacerdozio e santità:
Mio grande Fratello, attraverso di te volevo amare Dio con tutte le forze, ringrazio Dio per la tua santità e per il tuo sacerdozio