Il Papa tra noi
Per qualcuno il 26 Settembre 1982
potrebbe rappresentare una data qualsiasi, priva di significato. In realtà,
trent’anni fa Brescia visse un evento straordinario che meriterebbe di essere
ricordato. Il Papa Giovanni Paolo II venne a Brescia per esprimere tutta la sua
gratitudine a Dio per il grande Ministero del suo Predecessore che egli non
esitava a definire “ padre e maestro”. Trent'anni sono trascorsi: un
anniversario certamente importante,
tenuto conto che oggi, colui che volle visitare la nostra città, è venerato come Beato in quasi tutto il mondo.
Alcuni di noi, allora giovani, non vollero mancare all'appuntamento. I ricordi sono ovviamente un po’ annebbiati,
ma l’emozione e la ricchezza che abbiamo vissuto si sono trasformati in una
memoria indelebile che, come allora, continua ad animare la nostra esistenza. Sia
chiaro, soprattutto per i giovani di oggi: che un Papa venisse tra noi, nella
nostra città, non era certo fatto scontato né tanto meno dovuto e, proprio per
questo, la nostra gioia, la nostra sorpresa, la nostra gratitudine contenevano
in sé qualcosa di indescrivibile , forse, incomprensibile alle nuove generazioni.
Giovanni Paolo II
pronunciò discorsi ed omelie di grandissimo valore, donò a noi un messaggio di speranza che
nessuno allora aveva il coraggio di proporci; manifestò con cuore e saggezza di
padre la sua fiducia, quella fiducia che allora nessuno aveva l’intelligenza e
l’umiltà di accordarci. Le sue parole
risuonarono dentro di noi, destarono e
provocarono le nostre menti che avevamo sete di risposte di fronte ai mille
dubbi, e ai mille “ perché” propri dell’età. Erano gli anni del terrorismo, gli
anni delle manifestazioni e delle campagne abortiste, anni in cui nelle piazze
e nelle scuole si tentava di eliminare Dio dal cuore delle nuove generazioni in
nome di un nichilismo imperante, benché latente; e questo veniva portato
avanti con metodi spesso subdoli, ma
anche violenti. Affermare nelle
assemblee studentesche le ragioni della Chiesa, quindi dell’uomo, in non rari casi suscitava derisione o,
quanto meno, reazioni polemiche e provocatorie. E, non lo dimentichiamo, 16
mesi prima il Papa era stato colpito quasi a morte!!In un tale clima, le parole del Papa ebbero l’effetto di scardinare la sicurezza di molti e di provocare, ma anche confortare, l’intelligenza e il cuore di noi giovani alla ricerca di risposte, alla ricerca di qualcuno che, finalmente, ci desse fiducia, credesse in noi…
“Voi puntate, e giustamente, sul domani l’obiettivo delle vostre attese. Ma non c’è un domani che scaturisca dal nulla. Non c’è, non può esserci un avvenire costruito sul vuoto o sulle sabbie mobili. Solo poggiando sul patrimonio dei valori umani e cristiani, conquistati dalle generazioni dei giovani di ieri, voi potrete far progredire il mondo di oggi verso nuovi e validi traguardi”…Quale speranza, quale rivoluzionario progetto per le nostre vite..Mentre gli altri adulti inneggiavano al “ nulla”, un altro uomo ci invitava a costruire il nostro futuro sulla roccia di Cristo; mentre “profeti di sventura” tentavano di cancellare il passato, in nome di una non ben chiara “ modernità”, un altro “ profeta” ci esortava a guardare alle luminose testimonianze di quanti ci avevano preceduto, base e fondamenta del vero progresso umano.
Poi,
sorprendentemente, ci disse che “Gesù
Cristo è nostro contemporaneo; non un insigne reperto da museo, ma il Vivente
assoluto, il compagno di viaggio
dell’uomo del nostro tempo Il cristianesimo è la religione dei giovani” Questa
non è una frase fatta…Essa tuttavia rivela una particolare affinità con l’età
giovanile per la sua intima virtù di ricupero e di rigenerazione, per la sua
misteriosa capacità di rapportare continuamente il ritmo dell’itinerario
spirituale sullo slancio, la generosità, l’entusiasmo che sono tipici della
stagione giovanile”.. Ed ancora: “Il
“sì” a Cristo deve essere l’impronta indelebile del vostro stile di vita. Un
“sì” totale e limpido, deciso e pieno, alieno da sofismi, equivoci,
oscillazioni. Il senso acuto dell’oggi che caratterizza voi giovani va
armonizzato e animato da una visione di fede, dalla certezza che Cristo Risorto
opera nella storia di oggi e nel cuore dell’uomo”. Questo messaggio ci
diede coraggio, ci diede forza, ci aiutò a trovare le ragioni profonde del
nostro cammino di fede, altrimenti sbiadito e abitudinario, quindi destinato inesorabilmente
ad esaurirsi. Il Papa, con il realismo che lo contraddistingueva, ci lasciò un
insegnamento alto, ma non disincarnato dalla dimensione quotidiana del nostro
vivere; dimostrò di conoscere a fondo e veramente la nostra giovinezza che non banalizzò
per nulla, anzi. Ci parlò con l’amore di un padre e di un amico che si fidava
dei suoi giovani amici, fatto per nulla scontato. Brescia, già toccata dalla
fede e dallo spessore intellettuale del Papa Paolo VI, in quel 26 Settembre di
trenta anni fa, pur inconsapevolmente, divenne parte di un disegno che negli
anni successivi si sarebbe svelato in tutta la sua straordinaria bellezza e
santità.
Tra i vari segni
che ricordano l’incontro del Beato Giovanni Paolo II con noi bresciani, il più
significativo è un grande dipinto che accoglie quanti si recano presso l’Ospedale
Civile: vuole ricordare la visita ai malati a cui il Papa non volle rinunciare.
Quanti entrano nel nosocomio della nostra città, possono “ incrociare” lo
sguardo del Papa e rivolgere a lui una preghiera di intercessione; possono
trovare forza nella testimonianza di colui che, abbracciato alla croce, ha
sperimentato la loro stessa sofferenza e, per questo, sentono particolarmente
vicino. Sì, non c’è modo migliore per ricordare l’incontro del Papa con Brescia…In
fondo lui è “ sempre presente” nel luogo forse più importante e fondamentale
della nostra città, quello del dolore che redime!!