Quel mattino di Primavera…
Il 30 Marzo 2005, per
l’ultima volta, Giovanni Paolo II si è affacciato alla finestra del suo studio.
A distanza di sette anni, quei
pochi minuti, ancora scolpiti nella mente e nel cuore di moltissime persone,
costituiscono una delle più belle catechesi che mai siano state “ scritte”e
pronunciate. E’ stata la più eloquente Udienza che un Papa avrebbe potuto
concedere.
In un certo senso, il Vicario di Cristo,
privato di tutto, privato del suo stesso corpo, umiliato, mortificato, guardato dai “suoi” con disagio e, forse, con
disappunto, ha reso palpabile l’Essenza del Mistero di un Dio fatto uomo che
salva l’umanità, non attraverso i trionfi terreni, ma attraverso il suo
martoriato corpo, reso impotente, reso
tumefatto dai chiodi della Croce.
“ La Bellezza salverà il
mondo”, così scriveva Dostoevskij, così ripeteva Giovanni
Paolo II. Ma questa bellezza non si
identifica con la sapienza dei dotti, con le capacità intellettuali ed
esegetiche, con il successo degli atti e dei programmi; non si identifica
neppure con la precisione o con l’acume di governo, neppure con la sapienza
liturgica. La Bellezza di cui parlava il grande scrittore Russo si identifica, invece,
con il nostro “ stare” accanto a Gesù nel Getsemani, nel continuare,liberati da
timori e paure, a vegliare insieme a Lui.
E il beato Giovanni Paolo II ha “ vegliato”
insieme al Suo Signore, a tal punto non Lo ha abbandonato nell’Orto degli Ulivi
che il suo corpo, divenuto negli anni una sorta di “prigione”, secondo la
felice definizione del sempre compianto Vaticanista Giuseppe de Carli, in quel
Mercoledì di Marzo, vibrava di una luce possente e intensa, di una bellezza ineffabile
e difficilmente comprensibili secondo categorie puramente dottrinali e
intellettuali.
Santuario Kalwaria, Viaggio in Polonia amicibrescianiGPII |
Giovanni Paolo II ha
cambiato il mondo, ha fatto veramente la Storia, ha inanellato sconfitte e
fallimenti e forse non ha neppure ben spiegato i contenuti della fede, ma tutto
questo è ben poca cosa se paragonato al sublime sguardo di un Papa che, in una
mattina di inizio Primavera, due giorni prima di morire, ha offerto se stesso
in un atto di oblazione totale “ completando nella sua carme i patimenti di
Cristo”, e quindi, cooperando anche alla nostra Salvezza, anche alla mia!!! C’è
qualcosa di inaudito e sconvolgente in tutto questo, qualcosa che rompe le
categorie del nostro pensiero, sicuro solo se racchiuso dentro schemi
rassicuranti.
In questi giorni invitiamo
a rileggere quanto scritto nel 2003 da Padre Tadeusz Styczen, discepolo e amico
del Grande Papa: “ Penso che il Santo Padre ci sfidi con la forza del suo
spirito, nonostante la fragilità del corpo. Attraverso la debolezza del suo
corpo si irraggia, infatti, Colui al quale permette in sé e per suo mezzo di
parlare, Colui che lo riempie della propria Forza..In modo chiaro mostra a noi,
attraverso il suo fragile corpo, Colui accanto al quale vuole rimanere nel Getsemani,
per consolare, insieme a quanti soffrono, Dio a nome di tutti noi. Vuole rendere
possibile l’impossibile: cogliere per noi tutti l’occasione perduta dai primi
rappresentanti della Chiesa, fra essi Pietro. Liberato dalla paura di fronte a
chiunque, per amore a Cristo, ed a ciascuno di noi in Cristo, porta Questi all’uomo”
Siamo stati in grado allora
di capire e comprendere il miracolo che si compiva davanti a noi occhi? Lo hanno
capito e compreso i sommi sapienti e teologici? Lo hanno compreso le intellighenzie
cattoliche?
Una cosa è certa: lo hanno
compreso i piccoli, i sofferenti, i semplici e i peccatori!!