giovedì 29 marzo 2012


Quel mattino di Primavera…

Il 30 Marzo 2005, per l’ultima volta, Giovanni Paolo II si è affacciato alla finestra del suo studio.
A distanza di sette anni, quei pochi minuti, ancora scolpiti nella mente e nel cuore di moltissime persone, costituiscono una delle più belle catechesi che mai siano state “ scritte”e pronunciate. E’ stata la più eloquente Udienza che un Papa avrebbe potuto concedere.
 In un certo senso, il Vicario di Cristo, privato di tutto, privato del suo stesso corpo, umiliato, mortificato,  guardato dai “suoi” con disagio e, forse, con disappunto, ha reso palpabile l’Essenza del Mistero di un Dio fatto uomo che salva l’umanità, non attraverso i trionfi terreni, ma attraverso il suo martoriato corpo, reso impotente,  reso tumefatto dai chiodi della Croce.
“ La Bellezza salverà il mondo”, così scriveva Dostoevskij, così ripeteva Giovanni Paolo II.  Ma questa bellezza non si identifica con la sapienza dei dotti, con le capacità intellettuali ed esegetiche, con il successo degli atti e dei programmi; non si identifica neppure con la precisione o con l’acume di governo, neppure con la sapienza liturgica. La Bellezza di cui parlava il grande scrittore Russo si identifica, invece, con il nostro “ stare” accanto a Gesù nel Getsemani, nel continuare,liberati da timori e paure, a vegliare insieme a Lui.
 E il beato Giovanni Paolo II ha “ vegliato” insieme al Suo Signore, a tal punto non Lo ha abbandonato nell’Orto degli Ulivi che il suo corpo, divenuto negli anni una sorta di “prigione”, secondo la felice definizione del sempre compianto Vaticanista Giuseppe de Carli, in quel Mercoledì di Marzo, vibrava di una luce possente e intensa, di una bellezza ineffabile e difficilmente comprensibili secondo categorie puramente dottrinali e intellettuali.

Santuario Kalwaria, Viaggio in Polonia amicibrescianiGPII
Giovanni Paolo II ha cambiato il mondo, ha fatto veramente la Storia, ha inanellato sconfitte e fallimenti e forse non ha neppure ben spiegato i contenuti della fede, ma tutto questo è ben poca cosa se paragonato al sublime sguardo di un Papa che, in una mattina di inizio Primavera, due giorni prima di morire, ha offerto se stesso in un atto di oblazione totale “ completando nella sua carme i patimenti di Cristo”, e quindi, cooperando anche alla nostra Salvezza, anche alla mia!!! C’è qualcosa di inaudito e sconvolgente in tutto questo, qualcosa che rompe le categorie del nostro pensiero, sicuro solo se racchiuso dentro schemi rassicuranti.
In questi giorni invitiamo a rileggere quanto scritto nel 2003 da Padre Tadeusz Styczen, discepolo e amico del Grande Papa: “ Penso che il Santo Padre ci sfidi con la forza del suo spirito, nonostante la fragilità del corpo. Attraverso la debolezza del suo corpo si irraggia, infatti, Colui al quale permette in sé e per suo mezzo di parlare, Colui che lo riempie della propria Forza..In modo chiaro mostra a noi, attraverso il suo fragile corpo, Colui accanto al quale vuole rimanere nel Getsemani, per consolare, insieme a quanti soffrono, Dio a nome di tutti noi. Vuole rendere possibile l’impossibile: cogliere per noi tutti l’occasione perduta dai primi rappresentanti della Chiesa, fra essi Pietro. Liberato dalla paura di fronte a chiunque, per amore a Cristo, ed a ciascuno di noi in Cristo, porta Questi all’uomo
Siamo stati in grado allora di capire e comprendere il miracolo che si compiva davanti a noi occhi? Lo hanno capito e compreso i sommi sapienti e teologici? Lo hanno compreso le intellighenzie cattoliche?
Una cosa è certa: lo hanno compreso i piccoli, i sofferenti, i semplici e i peccatori!!

martedì 27 marzo 2012


L'impronta storica di un Papa indimenticabile 

"Nel venire tra voi, non posso tralasciare il ricordo della storica visita a Cuba del mio Predecessore, il Beato Giovanni Paolo II, che ha lasciato una traccia indelebile nell’animo dei cubani. Per molti, credenti e non, il suo esempio e i suoi insegnamenti costituiscono una guida luminosa che li orienta sia nella vita personale sia nella realizzazione pubblica del servizio al bene comune della Nazione.

In effetti, il suo passaggio nell’isola fu come una brezza soave di aria fresca che diede nuovo vigore alla Chiesa in Cuba, destando in molti una rinnovata coscienza dell’importanza della fede, incoraggiando ad aprire i cuori a Cristo, e, nello stesso tempo, illuminò la speranza e stimolò il desiderio di lavorare con audacia per un futuro migliore.[ Benedetto XVI 27 marzo 2012]


Anche in queste parole si può cogliere la differenza tra la grande saggezza del Papa e la piccineria di certi suoi collaboratori o la bassezza di certi opinionisti!!!! Lasciamoli comunque scrivere ciò che è più funzionali al loro tornaconto, noi preferiamo seguire l’insegnamento di Dante, facendo nostra la certezza espressa oggi da una giornalista spagnola che, a differenza di noi, è già con il cuore proiettata alla memoria del 2 Aprile, data indelebile per chi ancora ha un pizzico di umanità grata e una chiara onestà intellettuale non inficiata da puerili gelosie. 
Chiediamo scusa ai nostri lettori, ma non possiamo tacere quando si cerca di mistificare la storia, di manipolarla a proprio uso e consumo…La storia è una cosa seria!!!

lunedì 26 marzo 2012


La pochezza di qualcuno

La distanza tra la pochezza  di alcuni e la saggezza di Benedetto XVI è apparsa in tutta la sua dimensione in occasione del viaggio in Messico. Per Padre Lombardi il problema pare fosse essenzialmente uno: cercare di sfumare la memoria di Giovanni Paolo II nel cuore dei Messicani rei, secondo il portavoce della Sala Stampa, di mantenere un particolare e specialissimo legame con il Predecessore di Papa Ratzinger. IL problema era che non ci fosse solo un Papa messicano. e questo lui non lo poteva sopportare..Ma non si rende conto che ogni Papa appartiene al popolo? E questo accade  per Giovanni Paolo II, così per Benedetto XVI e il suo successore. Ciò però non vieta di affermare che  il Beato Giovanni Paolo II è un il fratello prediletto del popolo Messicano......
Benedetto XVI, invece, con il realismo che lo contraddistingue, ha invece ricordato i “ tanti milioni di Messicano che di recente hanno voluto venerare le reliquie di Giovanni Paolo II in tutti gli angoli del Paese”.
Domanda: perchè a padre Lombardi e ad altri dà così fastidio l’unicità dell’amore che milioni di persone continuano a rivolgere a Giovanni Paolo II, anzi al  Beato Giovanni Paolo II? 
E' veramente puerile e stucchevole un certo modo di concepire i viaggi papali!!!!!! 

domenica 25 marzo 2012


V Domenica di Quaresima



“In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna”…
In questo passo del Vangelo, come disse un giorno il Beato Giovanni Paolo II, Gesù parla del Mistero della Pasqua. Le Sue parole non sono immediatamente comprensibili né ai Suoi diretti interlocutori né a noi, uomini del XXI secolo. In realtà, ci suggerisce il Papa, Gesù indicava l’imperscrutabile dono d’Amore di Dio, Che, nel Sacrificio del Figlio, redime l’uomo restituendogli la Pienezza e, con essa, la definitiva dignità. 
Il dono d’amore è la Croce, definita dal Cardinale Wojtyla  “ la meravigliosa espressione della sapienza e della potenza di Dio”( 1975). L’uomo non è escluso da una simile potenza e da una tale sapienza, anzi ne può divenire  partecipe  qualora accetti di andare “incontro alla croce con fede”.
 Chiediamoci che cosa significhi “ andare incontro”. Significa seguire Cristo con la “ nostra croce”, con la nostra fatica, con le nostre difficoltà con le nostre delusioni, anche con i nostri turbamenti, come ci ricorda il Vangelo di oggi, nella certezza di diventare così  “partecipi della sofferenza redentiva di Cristo. (Salvifici Doloris).  Dobbiamo morire a noi stessi, ci viene spesso ripetuto e, forse, non ne comprendiamo appieno il significato o proviamo un senso di disagio che percorre soprattutto l’uomo moderno così impegnato a “fare dell’amore per se stesso il criterio supremo dell’esistenza” ( Colosseo 7 Maggio 2000).
I martiri, ci ripeteva il “ nostro” Papa sono il segno più tangibile della gloria, della vera gloria di manzoniana memoria; sono coloro che, rendendo testimonianza all’Amore, hanno amato il destino dell’umanità.
 I Martiri riscattano le nostre grigie esistenze, ci indicano il senso vero del nostro nascere, vivere, morire; ci indicano Colui che, non solo ci ama, ma fa della nostra vita un Capolavoro.
Nei periodo legato all’ultima stazione del suo lungo “calvario”, il Beato Giovanni Paolo II ha reso visibile, oseremmo dire, carnale, la pagina del Vangelo di oggi .Fino all’ultimo egli non si è risparmiato: incurante dei consigli dei medici, incurante del buco nella gola, ha reso testimonianza a Dio, ha insegnato a noi che cosa significhi  che “Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna...

venerdì 23 marzo 2012


Wawel, viaggio in Polonia amicibrescianiGPII
Il Messico e la Nuova Evangelizzazione

Dobbiamo confessare Cristo davanti alla storia e al mondo, con convinzione profonda, sentita, viva, come la confessa Pietro”. ..Da questa fede in Cristo troviamo la capacità di servire l’uomo, i nostri popoli, di penetrare con il Vangelo la loro cultura, di trasformare i cuori, di umanizzare sistemi e strutture.” Queste parole non sono state pronunciate qualche giorno fa, ma ben trentatré anni fa, non in Italia, bensì in Messico davanti all’Episcopato riunito a Puebla.
Quanto affermato dal Papa riemerge oggi in tutta la sua straordinaria attualità. In fondo, se riflettiamo con onestà intellettuale, qualità oggi rara, qui, in una magistrale sintesi, è indicato il programma della Chiesa per il XXI secolo, il programma di sempre.
L’intervento del Beato Giovanni Paolo II assume, in un certo senso,  un valore ancora più profetico se teniamo presente il contesto in cui è avvenuto. Che un Papa, in piena Guerra Fredda, attraversasse l’Oceano e, in uno Stato Istituzionalmente ateo, dichiarasse con chiarezza inequivocabile che solo in Cristo è possibile realizzare l’autentico umanesimo, ha in sé qualcosa di straordinario, di nuovo e antico nello stesso tempo, ha in sé la voce dei “Profeti” che, senza molto “filosofeggiare”, sanno leggere  dentro la Storia la Presenza di Dio.  Così come oggi appare di eccezionale vigore profetico l’analisi ,lucidissima, proposta da Giovanni Paolo II il quale, senza alcun timore, ma con quel coraggio mistico che lo caratterizzava, non esitava ad attribuire all’Umanesimo ateo, “ paradosso inesorabile”, la ragione ultima del dramma dell’uomo “ amputato di una dimensione essenziale: la sua ricerca dell’Infinito” e così” posto di fronte alla peggiore  riduzione del suo medesimo essere”.  
Un consiglio: rileggiamo il Discorso di Puebla ( 28 Gennaio 1979) per aprirci al Nuovo Umanesimo Cristiano, lo rileggano soprattutto i Vaticanisti per non incorrere in sbavature non degne del loro mestiere!!
In fondo, la Nuova Evangelizzazione non inizierà nel prossimo Ottobre, bensì è iniziata trentatré anni fa, in un lontano Paese dell’America Latina, grazie ad un Papa la cui audacia mistica rivelava il suo essere profondamente e totalmente in Dio e con Dio ….Forse però, come accade per i veri profeti, noi, uomini distratti, non gli abbiamo creduto; forse non aveva l’imprimatur del professore di teologia, forse il suo sguardo, troppo assorto nel Mistero, richiedeva da parte nostro uno slancio superiore alle nostre forze, uno slancio capace di coinvolgere la nostra intera esistenza, non solo la nostra mente, la nostra ragione. Il suo " modo" così sfacciatamente umano e, nello stesso tempo, santo, ci sconvolgeva, ci confondeva, ci frastornava. Abbiamo preferito lasciar perdere!!!
Sempre di più appare invece evidente che, nel Beato Giovanni Paolo II, si ricompone la grande sfida di sempre: nelle sue parole, nella sua vita, nelle sue opere infatti comprendiamo come   “La fede e la ragione sono  le due ali con le quali lo spirito umano s'innalza verso la contemplazione della verità.
 Questo Giovanni Paolo II ha annunciato e insegnato a Puebla, questo ha annunciato e insegnato per tutta la sua vita…

mercoledì 21 marzo 2012


Per non dimenticare e cadere nella " trappola"...dei soliti "opinionisti"..meglio ricordare 

E’ proprio vero…la distanza tra i Messico e l’Italia determina  una diversa visione delle cose e non solo per una questione climatica.
Come molti sapranno l’attuale Pontefice, Papa Benedetto XVI,  sta per intraprendere un importante viaggio le cui mete saranno Cuba e i Messico. Sorprende, ma fino ad un certo punto, il modo con cui la stampa messicana e italiana stanno vivendo l’evento. Ebbene, mentre la seconda  sta tentando di banalizzare, di archiviare i pellegrinaggi del beato Giovanni Paolo II limitandosi a pochissimi e superficiali riferimenti,( guai usare aggettivi enfatici), la prima sembra dare ampio spazio a quello che a taluni può sembrare un “revival” folkloristico, mentre è qualcosa di più vero e profondo. E’ sufficiente leggere alcuni articoli, per rendersene conto. 
“Pellegrino dell’amore” , “ Una lezione al mondo”…ricordi, molti ricordi di giorni indimenticabili. Certo, è probabile che tutto questo fervore messicano e cubano per i precedenti viaggi papali, si sciolga come “neve al sole”, secondo quella legge tutta umana per cui “ chiodo scaccia chiodo”. Noi uomini siamo così bravi a dimenticare, a voltare pagina….!!! Forse, il 29 Marzo molti, anche a Cuba e in Messico, riporranno definitivamente il libro dei ricordi insieme con pagine destinate a sbiadirsi con il tempo. Il 29 Marzo, appunto, non oggi e dell’oggi vogliamo occuparci.
Non ci interessa il punto di vista dei commentatori italiani, continuino pure a fare il loro lavoro.  Ci colpisce molto di più ciò che accade oltreoceano.
Per i Cubani  Giovanni Paolo II ha rappresentato, e rappresenta, qualcosa di veramente straordinario, unico, irripetibile. Ma noi italiani,forse, non riusciremo mai comprendere, a capire certi sentimenti, certe posizioni, troppo lontani  dalla nostra mentalità “ usa e getta”. I popoli dell'America Latina, almeno fino ad ora, quando amano, amano veramente e non hanno paura di manifestarlo. Non dimenticano facilmente, non cessano di esprimere gratitudine anche quando la persona non è più tra di loro. Nel cuore e nella mente dei Cubani, stando alle testimonianze, Giovanni Paolo II occuperà sempre un posto specialissimo.  E’ stato il primo Papa che ha accettato di incontrarli nel loro Paese, nonostante il regime, nonostante il loro leader, nonostante le difficoltà della Chiesa . Dopo molti anni, grazie al Papa,è stato possibile Celebrare il S. Natale!!!
Il primo Papa che, nell’Università di  La Habama ha parlato dell’”evangelizzazione della cultura”, mentre nella piazza in cui vi è l’immagine del Che Guevara, ha parlato di libertà, verità, “della croce salvifica”; ha messo a nudo la menzogna insita nell’ateismo…... No, non crediamo affatto che quelle pagine scritte nel Gennaio 1998 potranno mai ingiallirsi o sbiadirs,i né potranno essere cancellate..altre se ne aggiungeranno, ma costituiranno una sorta  di chiosa, di  postilla ad un “Volume”  scritto 14 anni fa da un Papa malato e vecchio e da un popolo che continua e continuerà ad amarlo e ad essergli grato…e questo anche dopo il 28, Marzo 2012!!  

lunedì 19 marzo 2012


S. Giuseppe e...la paternità del Beato Giovanni Paolo II

Oggi, 19 Marzo festeggiamo S. Giuseppe, una figura particolarmente cara al Beato Giovanni Paolo II che, nello sposo di Maria, riconosceva il modello di paternità vissuto dentro il Mistero divino. A S. Giuseppe il Papa ha dedicato nel 1989 una “ Esortazione Apostolica”, segno della sua grande venerazione.
Per Giovanni Paolo, Giuseppe è l’uomo che, con il suo “ fiat” ha vissuto una beatitudine simile a quella della sua sposa. Egli infatti, con tutta la sua umanità, non è indietreggiato di fonte all’insondabile Mistero che, come un vento impetuoso, stava travolgendo la sua esistenza…Anzi, scrive il Papa “ Egli prese Maria in tutto il suo mistero della sua maternità” condividendone, in un certo senso, lo stesso contenuto dell’Annunciazione.
Wadowice, Viaggio in Polonia amicibrescianiGPII
Giuseppe fu veramente padre di Gesù e, proprio per questo, si può affermare che la salvezza, come ci suggerisce sempre il Papa, passò anche attraverso la vita quotidiana fatta di piccoli gesti, di condivisioni ,di dialoghi  tra un padre e un figlio, un padre che, aderendo al compito affidato da Dio, ha protetto, nutrito, “ educato” Gesù facendosi, appunto “ Redemptoris Custos”.
Giuseppe, ci suggerisce il Papa, fu uomo totalmente immerso nel Mistero che ogni giorno contemplava nel volto del Figlio, così come faceva Maria. Ed il silenzio unisce i genitori di Gesù, il silenzio contemplativo di chi è in ginocchio di fronte alla sorgente dell’Amore, di fronte al Tutto, anche se incomprensibile e insondabile. Giuseppe, uomo di preghiera, uomo delle vertiginose profondità interiori, uomo dell’azione che si faceva ogni istante preghiera.
Si può comprendere quanto decisiva fosse per Giovanni Paolo II la figura di S. Giuseppe leggendo anche alcune pagine del libro “ Alzatevi, Andiamo”, la cui lettura, oggi, sarebbe veramente utile per moltissimi sacerdoti e vescovi. Ebbene, il Papa, non solo ci dice che lo stesso Gesù “ha sperimentato la paternità di Dio stesso attraverso il suo rapporto di figliolanza”, ma chiarisce come la paternità di Giuseppe sia stata una continua “scoperta della propria vocazione a essere padre” , possibile grazie alla vita condivisa con il Figlio. Giovanni Paolo II  viveva il suo ministero, la sua vocazione come “realizzazione della stessa paternità” . ( “ Alzatevi, Andiamo”, pag. 108). Egli stesso, in un certo senso, aveva imparato questa speciale paternità alla scuola di suo padre, un uomo che,dopo la morte della moglie e del primogenito,  non si è lasciato vincere dallo sconforto, ma ha donato tutto se stesso, tutto il suo amore di padre al figlio più piccolo, dedicandosi totalmente alla sua educazione, alla sua crescita morale, spirituale e culturale. Come ricordava talvolta il Papa, tutto questo avveniva nel silenzio, nella discrezione di un’esistenza tutta radicata nella preghiera. ( cfr “ Dono e Mistero”)
Quando Giovanni Paolo II citava l’episodio del padre inginocchiato di notte, in fondo voleva proprio dire questo: un padre è tale se vive un rapporto di figliolanza con Dio, se si inginocchia davanti alla Paternità amorosa di Dio in una vita interiore profonda e continua. 
In una società che, secondo alcuni studi, è “ senza padri” , per molti San Giuseppe può rappresentare il modello di santità da seguire, testimoniato dal sublime esempio di  Giovanni Paolo II e di suo padre Karol!! 

sabato 17 marzo 2012

juanpabloinolvidable.blogspot.com/

.E…abbiamo bisogno di lui, ancora !!

Due notizie  hanno destato la nostra attenzione. In un quartiere della città di Sorrento è stata dedicata una statua, potremmo dire l’ennesima,  al Beato Giovanni Paolo II  alla presenza del card. Dzwicz che ha donato una reliquia alla cittadina campana ( riformulano la domanda: “quando una simile “ grazia per noi bresciani?”); i media hanno poi annunciato che Domenica 1 Aprile verrà trasmesso all'interno di Speciale Tg1, e contemporaneamente in 3D su RaiHd il film 'Un gigante' realizzato dal regista Italo Moscati sulla figura di Giovanni Paolo II, ma di questo parleremo in un prossimo post.
Due eventi che, ancora una volta, costituisono la testimonianza inconfutabile di un legame ancora profondo e indelebile.
-        “Vedere svettare davanti alla mia finestra un'opera simile mi riempie il cuore di felicità. Ogni mattina, appena mi alzo, non faccio che pregare per questo grande Pontefice che ha guidato la Chiesa universale in uno dei momenti più difficili della storia umana. Mi sento rincuorata anche la sera quando le tenebre nascondono la piazza. La presenza di papa Karol ha portato un raggio di speranza a tutto il quartiere e nella mia vita”.
-        “Diremo meno volgarità. Sapendo che un santo come Giovanni Paolo II ci guarderà faremo di tutto per essere più attenti a quello che diciamo. Siamo veramente felici ad avere come "vicino di casa" una statua di un uomo che ha rappresentato un'epoca”
-        “Quando usciamo di casa adesso sappiamo dove dobbiamo fermarci per pregare anche quando la chiesa è chiusa. Il santo padre ci ha portato una grande gioia nel cuore. Adesso non siamo più soli”
Anziani, ma anche ragazzi, esprimono così il loro bisogno di avere accanto a sé colui che considerano ancora un “ amico”, una persona che è stata loro vicina in vita e lo è ancora di più ora. Qualcuno può certamente valutare, questa, una forma di religiosità poco adeguata per un cattolico adulto, anzi, potrebbe anche provare un senso di fastidio. In realtà, nelle parole e nella commozione di queste persone, ma non solo, si può cogliere la verità essenziale del Cristianesimo.
Chi prega davanti alla statua del Beato Giovanni Paolo II, o semplicemente volge un veloce sguardo, innanzitutto fa memoria di una persona “ di famiglia”:  i nostri familiari, anche quando ci lasciano, lo sappiamo per esperienza, appartengono sempre alla nostra vita, con loro intratterremo sempre un “ dialogo” speciale. In fondo, le numerose statue, vie, associazioni, cime dei monti dedicati al Papa sono la manifestazione di un desiderio del cuore, forse non da tutti colto:  continuare un incontro iniziato 33 anni fa e mai di fatto  interrotto.  Ma c’è di più, c’è qualcosa di più profondo ed esistenzialmente  più decisivo: fermarsi in una piazza e “ contemplare” l’immagine del Beato significa, per molti, far memoria della sua vita, della sua testimonianza e, quindi, trovare la forza e le ragioni per affrontare la fatica, il dolore, le difficoltà quotidiane. Non sembri irriverenti o irrispettoso, ma, come avviene con i Santi,per qualcuno è più facile credere avendo come “guida” speciale ancora il beato Giovanni Paolo II e, questo, sia chiaro, senza togliere niente a nessuno.
Proprio nel mese di Marzo di 7 anni fa, Giovanni Paolo II insegnava al mondo il valore della sofferenza, insegnava ad avvicinarsi alla morte con la serenità di chi sa che non è l’ultima parola…ma in fondo per molti anni ha insegnato questo. Ecco, per un anziano, volgere lo sguardo  ad una statua del Papa, bella o brutta che sia,  può rappresentare non tanto un moto nostalgico, bensì il bisogno dell’anima, l’urgenza più radicale, così come per un ragazzo può costituire l’incontro con un “ adulto” che ha amato, stimato i giovani, che è stato loro amico e in loro ha creduto e che, proprio per questo, può ancora “parlare” come educatore educatore credibile e affascinante per le nuove generazioni. In tutto ciò forse consiste il vero miracolo di Giovanni Paolo II…..Non avremmo alibi se non ci rendessimo conto di ciò e perdessimo una simile occasione…!!! Quante generazioni possono dire di essere cresciute “ accanto” ad un Santo e di aver la grazia di venerarlo e di pregarlo avendone ancora vivo il ricordo, lo sguardo, il sorriso???
Niepolimice,Chiesa di S. Carlo ( Viaggio amicibresciani GPII)
Il Vangelo: incontro con una Persona
  
Dio non è solamente forza, né solamente luce. Dio è Persona. Solamente l’incontro con quella Persona che è Dio fornisce all’uomo, al mio io il senso dell’importanza assoluta della vita….Non è possibile leggere soltanto il Vangelo. Forse pensate che io allora dica: il Vangelo bisogna viverlo. Sarebbe poco. Nel Vangelo bisogna incontrasi! Sì, incontrarsi! Qualsiasi altro modo di accostarsi ad esso, ogni altro studio, per quanto preciso, esegetico, scientifico possa essere, se non porta a questo si esaurisce nel suo stesso fine. Nel Vangelo bisogna incontrarsi! Incontrarsi con chi? Nel Vangelo bisogna incontrarsi con Lui. Questa è una novità in senso assoluto. Se non è avvenuto quest’incontro il Vangelo non è stato ancora letto”. Attraverso limpide parole,pronunciate nel corso degli  esercizi spirituali tenuti nel 1962, un giovane vescovo di Cracovia cercava di educare i “ suoi” giovani all’autentica libertà, cercava di formare una nuova generazione che, negli anni ’80, sarebbe poi stata protagonista di cambiamenti storici epocali.
Chi avesse l’avventura di leggere qualche omelia o qualche discorso del Vescovo K.Wojtyla e cercasse indicazioni concrete per trasformare la realtà sociale e politica della Polonia degli anni ’60, 70, rimarrebbe deluso. Egli infatti non indicava ricette, programmi, analisi sociologiche, non parlava di “ scelte pastorali”; egli  proponeva al “ suo “ popolo solo una strada, o, meglio “ la strada”: vivere l’incontro con Cristo, fidarsi del suo Amore  che chiede solamente di essere accolto.  Lo ricorda il Papa nelle sue poesie quando, con immagini profondamente evocative, rende viva la Presenza di un Dio che si china sull’uomo, sulla sua debolezza, sul suo essere “ nulla”; Dio non teme la fragilità della sua creatura al punto che, come  scriveva Giovanni Paolo II, Egli “ sottomette la Sua infinità al nostro fallibile pensiero” ( E tu, ogni giorno, torni a moltiplicare/ la mia impotenza/ sottomettendo la Tua infinità/ al mio fallibile pensiero, Canto del Dio nascosto, Bompiani pag. 77)  E  la Croce di Cristo, dirà spesso, è la realtà tangibile di questo amore infinito che non si ferma davanti al nostro limite, alle  nostre cadute.
L’uomo che accoglie l’Amore, impara a conoscere se stesso e, scoprendo la “ sorgente  della sua vera dignità, può cambiare il corso della storia.
Per tutta la vita, fino alla fine, Giovanni Paolo II è stato il testimone e il maestro di una fede viva e ha guidato i “ suoi” giovani all’incontro con Cristo aiutandoli a riscoprire la reale Essenza del Vangelo: questo accadeva nel 1962, questo accadeva nel 2001 quando, davanti alla gioventù del Kazakistan ( paese a maggioranza musulama) non ebbe timore di confessare: “Permettetemi di professare davanti a voi con umiltà e fierezza la fede dei cristiani: Gesù di Nazaret, Figlio di Dio fatto uomo duemila anni orsono, è venuto a rivelarci questa verità con la sua persona e il suo insegnamento. Solo nell'incontro con Lui, Verbo incarnato, l'uomo trova pienezza di autorealizzazione e di felicità. La religione stessa, senza un'esperienza di stupita scoperta e di comunione con il Figlio di Dio, fattosi nostro fratello, si riduce a una somma di principi sempre più ardui da capire e di regole sempre più difficili da sopportare”.
Con nel cuore e nella mente questa certezza rocciosa, il Beato Giovanni Paolo II ha contribuito, come pochissimi altri, al cambiamento di interi Paesi, ha ridato speranza ad interi popoli, inclusa Cuba i cui mutamente e le cui aperture sono la fioritura del seme gettato e coltivato dall’audacia di uomo armato solo della sua debolezza  e della forza della sua fede 

martedì 13 marzo 2012


Il Papa e la Storia

Il Beato Giovanni Paolo II ha compiuto ben cinque Pellegrinaggi in Messico, o forse  è meglio dire sei.
 Tutti, ovviamente, sono stati importanti, anzi, potremmo dire, ricorrendo ad un aggettivo oggi fin troppo abusato,ma in questo caso appropriato, “storici”.In un certo senso il primo e l’ultimo, però, sono stati “ speciali” e la loro memoria rimarrà indelebile per moltissimo tempo.
Wadowice,Viaggio in Polonia degli amicibrescianiGPII
26 Agosto 2010
Quando nel 1979 il Papa decise di recarsi in Messico, molti, anche tra i suoi collaboratori, manifestarono perplessità. Come  dar loro torto: non era certo ragionevole includere tra le mete dei primi viaggi papali  ( il primo per la precisione) un Paese istituzionalmente ateo e ostile alla Chiesa. Il suo pellegrinaggio non avrebbe avuto certo l’appoggio incondizionato dei membri del Governo,  tanto meno i media avrebbero dato una copertura significativa all’evento.  Allora non c’era internet e il Vaticano non aveva neppure una sua televsione…E  gli Angelus del Papa non andavano su twitter, anzi, neppure in TV. Né era scontata la partecipazione popolare: pur essendo il Messico un paese tradizionalmente cattolica,  vi era l’incertezza circa il peso del condizionamento politico sul popolo dei fedeli. Il Messico, è bene ricordare, allora aveva una Cosituzione atea secondo la quale i sacerdoti non potevano indossare in pubblico l’abito talare. Ma Giovanni  Paolo II non era certo un Papa che si faceva intimorire da simili difficoltà…Lui che in Polonia celebrava la Messa di Natale all’aperto sfidando il regime. La sua fiducia in Dio è sempre stata illimitata e questo lo portava, come si usa dire, a “lanciare il cuore oltre l’ostacolo”. Sappiamo tutti come andò il viaggio, ormai è Storia: una folla immensa, milioni e milioni di messicani hanno invaso le strade, le piazze, rendendo visibile la prima dimostrazione di un amore che neppure la morte  riuscirà a scalfire.
2002: ultimo viaggio da vivo. Non volle mancare alla Beatificazione di un giovane Indios.
Al termine della GMG di Toronto, invece di tornare a Roma, andò in Guatemala e poi, appunto, a Città del Messico. Durante la Celebrazione Eucaristica presso il Santuario di Guadalupe,  le telecamere, impietose, riprendevano l’immagine di uomo letteralmente “ piegato in due” che, a stento e con immensa fatica, pronunciava la formula prevista. Impressionante!!  E, come nel lontano 1979, una folla incontenibile abbracciava, forse con ancor maggior forza e intensità,  il “ suo” Papa, quel Papa che non aveva esitato a mettere in gioco la sua stessa vita, incurante della salute, della malattia ormai in fase avanzata.
Che dire poi dell’”ultimo” pellegrinaggio? Alcuni mesi fa, nuovamente milioni e milioni di persone hanno riempito le vie, le Chiese; i Messicani hanno così manifestato, come solo sanno fare loro, tutto il loro amore per quell’uomo del quale parlano ancora usando il presente. Donne, uomini, giovani, vecchi, bambini, professionisti e contadini,  nessuno ha voluto rinunciare: tutti hanno voluto pregare davanti alla sua reliquia, dimostrando una devozione, forse obsoleta per noi occidentali, ma vera, pura, profonda nella sua semplicità.  Le lacrime agli occhi erano la prova tangibile di un rapporto che niente e nessuno potrà mai indebolire.

Un discorso a parte merita la storica, questa sì, visita a Cuba.  Allora, scetticismo, obiezioni, distinguo  hanno accompagnato la preparazione del viaggio. Che cosa ci andava a fare il Papa nel Paese roccaforte del comunismo, nel Paese in cui Fidel Castro, nemico dell’occidente, era al potere? Per alcuni era persino impensabile l’incontro tra il  leader cubano e il Pontefice della Chiesa cattolica. Anche in questo caso, lo sguardo di Giovanni Paolo II non solo si è rivelato lungimirante, ma anche profetico, aperto allo Spirito il cui soffio molti non volevano riconoscere. E’ Storia quello che poi accadde….ancora una volta il Papa aveva aperto una strada, anzi, aveva spalancato porte, aveva costruito ponti che altri, poi, avrebbero continuato ad attraversare.



lunedì 12 marzo 2012

Commovente devozione


Ravenna, 11 marzo 2012 - Due chiese, quella di Santa Maria in Fabriago la mattina e quella di San Lorenzo nel pomeriggio, gremite in ogni ordine di posti. Centinaia di fedeli, provenienti da diverse località della Romagna, dal Bolognese e dal Ferrarese, e addirittura da Modena e Reggio Emilia, sono venuti a venerare la 'preziosa' reliquia contenente sangue del Beato Giovanni Paolo II.
Per le comunità parrocchiali delle due frazioni lughesi e per i numerosissimi cattolici presenti, quella di ieri è stata una giornata molto coinvolgente. Persone di ogni età, ammalati e tante famiglie con i loro bambini, che non si sono lasciati sfuggire questa occasione per venerare una reliquia del Beato Papa Wojtyla, giunta dalla cattedrale di San Cassiano (Imola), dove la sera precedente si era tenuta una veglia di preghiera.[ dal " Resto del Carlino]


Avremo mai, noi fedeli bresciani, la possibilità di vivere la stessa esperienza spirituale concessa a Messicani, Colombiani, Panamensi, Ucraini...Sardi, Abruzzesi.....Africani...?


"Ai posteri l'ardua sentenza"

domenica 11 marzo 2012


Per fare il punto

Questo blog, come scritto nella presentazione, non vuole assolutamente seguire lo spirito di altri, certamente più professionali.
A noi non interessa rimarcare confronti o, peggio, gettare discredito, come invece amano fare alcuni che alimentano  insinuazioni, spesso false e infondate, al solo scopo di  “ sbiadire” l’immenso pontificato di Giovanni Paolo II.
A noi non interessa rispondere a chi si ostina a banalizzare i gesti  e le parole del Papa, non riuscendo invece a coglierne l’impareggiabile novità in termini pastorali e teologici. 
A noi non interessa rispondere a chi ci vuol far credere che il beato Giovanni Paolo II non si distinguesse come luminoso maestro di fede in grado di presentare con chiarezza le ragioni del nostro credere.
 A noi non interessa rispondere a chi, un tempo ostile e critico nei confronti delle  sue iniziative ( GMG, Assisi, Incontro Mondiali delle Famiglie), oggi plaude alla loro continuazione in nome di una presunta “ correzione di rotta”.
No, a noi non interessa tutto questo. Giovanni Paolo ci ha insegnato ad accogliere in un abbraccio misericordioso tutto e tutti, anche, anzi di più, coloro che possono sembrare lontani dalla nostra sensibilità.  Faremo  quindi parlare i fatti, faremo parlare la storia!!
Viaggio in Polonia degli "amicibrescianiGPII" ( Agosto 2010)
Utilissimo, a tal proposito, è il libro del prof. Andrea Riccardi che, accolto da commenti lusinghieri e puntuali, ha riscosso un buon successo, E’ giusto però rilevare che, alcuni passaggi  contenuti nell’Autorevole biografia,non hanno ricevuto  l’attenzione che meritavano. Ci si riferisce  a quella sorta di j’accuse rivolta a giornalisti e  osservatori cattolici occidentali, colpevoli di non aver colto fin dall’inizio la straordinarietà di un pontificato che avrebbe lasciato un segno indelebile nella storia della Chiesa, pietra miliare per l’umanità di credenti e non. L’insigne professore, se da una parte giustifica tale superficialità osservando che Karol Wojtyla,( al momento dell’elezione)non  apparteneva ad una scuola teologica particolare e, soprattutto, non frequentava i circoli teologici occidentalidall’altra non può non constatare la miopia di chi, consapevole o no, ha sottovalutato Karol Wojtyla – Giovanni Paolo II  come pensatore e intellettuale al punto “che  L’enciclica Dives in misericordia non riesce a coinvolgere molto i cattolici, che non colgono le sue radici profonde e i suoi toni drammatici” ( Pag.58).
Un analogo j’accuse si può trovare in un’altra importante biografia, quella scritta da G. Weigel ( “Testimone della speranza”)  in cui si rileva come la “ teologia del corpo”, elaborata dal Grande Papa, sia rimasta per anni confinata ai margini del dibattito pastorale e teologico. Con una non poca audacia, il noto intellettuale americano, ripropone  la tesi di Mons. Scola il quale sosteneva: “ quasi tutte le nozioni teologiche – Dio, Cristo, Trinità, la grazia, la Chiesa, i sacramenti, ciapparirebbero sotto una luce diversa, se i teologi si rimettesseo a esplorare in profondità il ricco contribuito delle tesi di Giovanni Paolo II” e così chiosava: “ Sono pochi i teologi contemporanei che hanno notato la sfida implicitamente contenuta in questa dirompente dichiarazione. Ancor più rari i preti che su questo tema hanno predicato. Inoltre, soltanto un’infima, se non microsopica percentuale di cattolici sa che una siffatta “ teologia del corpo” esiste”.. Una simile analisi  è condivisa anche da un altro studioso, il francese Yves Semen, autore di un validissimo saggio sulla “ sessualità secondo Giovanni Paolo II”. Quanto riportato rappresenta indubbiamente un grave atto d’accusa, in un certo senso  ancora più grave se si considera invece l’attenzione rivolta oggi ai documenti magisteriali.
Al di là di ogni valutazione,  chi si confronta con il magistero e l’insegnamento del Beato Giovanni Paolo II non può non condividere il giudizio, che diventa criterio, del noto filosofo Giovanni  Reale secondo il quale Karol Wojtyla è stato uno dei pochi in grando di “ camminare congiuntamente sulle tre vie”, quella dell’arte,quella della filosofia, quella della fede, realizzando  così la sintesi ideale prospettata da Platone: solo chi percorre le tre vie può accedere alla verità!!  Non è poco per un Papa che alcuni si ostinano a etichettare solo come “ politico” e “ mediatico”!!


sabato 10 marzo 2012



III Domenica di Quaresima..in compagnia del Beato Giovanni Paolo II

 E’ noto che il Papa si recava spesso nelle Parrocchie romane: queste visite non rappresentavano un momento meramente simbolico da inserire all’interno di un programma studiato e dettagliato,  piuttosto costituivano il cuore del suo essere Vescovo di Roma, del suo essere missionario della Nuova Evangelizzazione
Proprio in occasione di una di queste visite ( 6 marzo 1988) Giovanni Paolo II propone lucide e profonde riflessioni teologiche sulle Letture della III domenica d’Avvento. Le sue parole sono ancora straordinariamente attuali.
L’uomo di ogni epoca, consapevole o no, ha avuto sempre bisogno di trascendere sé, di  riconoscere la presenza di “ un altro da sé” capace di rispondere alle domande ultime del suo esistere. Il Papa ci ricorda che il “ vitello di metallo fuso” che il popolo di Mosè volle costruire, rivela l’impossibilità per l’uomo di vivere senza una presenza che lo oltrepassi, una presenza a cui rivolgere il proprio essere e a cui affidare il proprio esistere. Accadde in un certo momento per il popolo di Mosè, ma accade anche oggi. Ci viene però fatto notare che gli “ idoli” del popolo dell’Esodo, nella società contemporanea, sono divenuti “ subdoli dei”, potenti divoratori delle coscienze impegnati ad eliminare Dio dal cuore dell’uomo.  Per Giovanni Paolo II  “ vivere come se Dio non esistesse” ,  lungi dall’essere prova di menti libere, rende l’uomo ancora più schiavo del potere del Maligno, lo rende ancora più in balia di “ dei” disumani e disumanizzanti.
Dio, invece, conosce l’uomo, ne conosce i limiti tanto da donargli i Comandamenti, atto di amore di Colui che offrirà suo Figlio proprio per riscattare la limitatezza e il peccato della sua creatura. E il Cristo che caccia i mercanti dal tempio, così come aveva fatto Mosè sul Sinai, agisce per restituire all’uomo la sua reale consistenza liberandolo dalla prigkionia di quegli idoli che gli impediscono di essere se stesso, vera Immagine di Dio. L’episodio narrato in GV.2, 13 – 25 viene quindi riletto dal Papa in modo originale; egli  evita infatti quelle visioni eccessivamente “ pauperistiche”e moralistiche che tendono a ridurre la profondità del messaggio evangelico.
Giovanni Paolo II poi insiste, e non causalmente, su un punto:”Dio ha amato l’uomo nel mondo”. Tale sottolineatura ritorna spesso, non solo nell’omelia a cui ci stiamo riferendo, ma, più in generale, nel suo Magistero. Ed è interessantissimo notare come, proprio in quest’ottica, il Papa restituisca al termine “ filantropo” il suo esatto significato. Dio infatti, “ amante dell’uomo,  dona se stesso nel Figlio nel sacrificio sulla croce. Questa è la sapienza, la vera sapienza che costituisce la “ potenza dell’uomo”, quella potenza, ricorda sempre il Papa,capace di “trasformare profondamente il cuore umano”.



Il Papa del “ Genio della donna”

Giovedì 8 Marzo un gruppo di donne ha voluto iniziare l’avventura di questi blog e sempre Giovedì abbiamo festeggiato la Festa della donna e il  pensiero di alcuni è andato alla bellissima “ Lettera alle donne”, un inno d’amore e gratitudine  che poteva essere ispirata solo dal cuore di un Papa come Giovanni Paolo II.  Pur non assegnando alla donna ruoli importantissimi all’interno della Chiesa, Giovanni Paolo II ne ha esaltato la dignità e intelligenza nel modo forse più  autentico, dimostrando di credere  veramente in quella genialità femminile che molti proclamano, ma pochi riconoscono fattivamente.
Un esempio su tutti: la nota amicizia tra il Papa e la dott.ssa Wanda Poltwaska.
Chi legge le pagine del volume  “Diario di un’amicizia”, si imbatte in un rapporto fondato su una stima profonda, priva di pregiudizi e chiusure, stima che si concretizzava in un dialogo aperto, schietto, sincero, capace di valorizzare l’altro in un arricchimento reciproco. In sintesi, Karol Wojtyla, il Papa Giovanni Paolo II si fidava della sua amica, si fidava della sua intelligenza, si fidava della sua umanità. “Quello che hai scritto aiuterà anche me a vivere quel giorno nel quale il Signore Dio mi ha dato una grazia così grande”. Così scriveva il card. Wojtyla alla dott.ssa Poltawska.
A lei si rivolgeva con parole piene di rispetto e affetto. Certo, Giovanni Paolo II non ha inserito una donna nella Redazione dell’Osservatore Romano, ma insieme ad una donna ha maturato una delle più rivoluzionari visioni teologici sull’amore umano e divino.
 Quando al noto filosofo A. Frossard, Giovanni Paolo II un giorno  rivelò di aver imparato molto dai suoi giovani amici durante le famose “ gite”, egli manifestò così  la gratitudine anche nei confronti di quelle giovani donne che lo avevano aiutato a scoprire l’”io” femminile, contribuendo così allo sviluppo del pensiero  di un grande  Pastore, Filosofo e Teologo.
Si consideri poi un altro aspetto, solo apparentemente marginale. In moltissime occasioni il Papa ha incontrato donne diverse tra loro per età, nazionalità, condizione sociale ed etica. Sempre il suo sguardo è stato accogliente, rispettoso, mai austero o, peggio, distaccato. La bambina poliomielitica che accompagna il Papa sul Palco, dopo essere sfuggita al controllo della madre, o la bambina di una favelas brasiliana con la maglietta inzuppata d’acqua che, in lacrime, viene accolta tra le braccia di Giovanni Paolo II, o la carezza ad una giovane donna affetta da AIDS sono solo alcuni esempi di un modo rivoluzionario, e non ancor accettato ampiamente, di incontrare la donna…lontano anni luce da certe reticenze, da certe presunte sobrietà  e stili forse fin troppo controllati che si nascondo dietro l’alibi di un non precisato pericolo di “ mediacità”.
Ma c’è un altro episodio illuminate. Nel corso della Veglia del Giubileo del 2000 una ragazze sfugge alla sorveglianza e, dopo una corsa impressionante, si ritrova tra le braccia del Papa che non la respinge, ma ascolta con spirito paterno.
Giovanni Paolo II ha così insegnato a rispettare  e valorizzare ogni donna, qualunque sia la sua posizione e il contesto in cui vive ed opera. Ha insegnato a dialogare con lei, ad entrare in rapporto con lei senza paure o ipocrisie..ma in fondo, come disse una volta il suo grande amico prof. Grygel, egli era un uomo libero, non costretto dentro cerimoniali o congetture accademiche.  Egli era convinto che non si può parlare all’uomo, quindi alla donna, creando distanze, anche fisiche: una carezza, un abbraccio, l’ascolto non sono una questione di stile pastorale,sono sostanza. Il resto è e rimarrà solo un alibi.
Un’ultima considerazione.
Si leggano  le poesie di Karol Wojtyla e si scoprirà non solo un grande teologo, ma un uomo in grado di” leggere” l’animo femminile con una tale delicatezza, con un tale rispetto da suscitare stupore. La madre di Gesù, la Samaritana, la  Veronica vengono restituite a noi con tutta la loro intensità umana e spirituale, loro che sono state inondate  dal Mistero illuminante e vivificante, talmente potente da plasmare l’intera loro esistenza. Sotto i nostri occhi rivivono  e, con il loro vissuto, parlano ancora all’umanità intera XXI secolo.  Un teologo non sarebbe stato in grado di “ far vivere” queste donne con la stessa forza e con la stessa vertiginosa umanità.
Ecco allora che la stupefacente “ Lettera alle donne” si rivela l’espressione di un cuore e di un’intelligenza immensi, l’espressione di una testimonianza di cui oggi la Chiesa ha un urgente bisogno.

giovedì 8 marzo 2012

Perchè un blog?

Perché un blog dedicato a Giovanni Paolo II? E’ una domanda legittima e ragionevole. Due sono le ragioni di fondo. Chi infatti  naviga nella rete, si può imbattere in numerosi blog in lingua spagnola e portoghesi, soprattutto argentini, brasiliani e messicani, che sono una vera e commovente testimonianza dell’amore profondo nei confronti del Beato Giovanni Paolo II. Si possono leggere post che hanno lo scopo o di informare circa un evento che riguarda il Grande Papa oppure di far memoria di un suo discorso, di un suo gesto nella convinzione che Giovanni Paolo II rappresenti ancora una luce, un faro, appunto, una strada da seguire e non solo un “santino”, una capitolo archiviato per sempre.
Il Beato Giovanni Paolo II, architrave e colonna portante della Chiesa del XXI secolo: questa è la convinzione che, pur non dichiarata esplicitamente, anima molte delle iniziative legata alla figura del Grande Papa.
Il presente blog si inserisce in questo alveo e vuole supplire ad una carenza tutta italiana  e, soprattutto, bresciana. Se si escludono la stupenda pagina della Postulazione o alcune pagine facebook, altrettanto valide, non  sono infatti numerosissimi  i blog dedicati esclusivamente al Beato Giovanni Paolo II.
Certo, molti sono i siti cattolici,per altro validissimi. D’altra parte, il loro orizzonte è essenzialmente l’attuale magistero pontificio, come giusto che sia; ma una lettura degli eventi talvolta un po’ “ frettolosa” e distratta può produrre  analisi grossolane e incomprensibili semplificazioni, inevitabili però  in chi non ha la possibilità, per tempo o pigrizia, di confrontarsi con una memoria storica straordinariamente ricca e inestimabile come appunto quella che riguarda il Beato Giovanni Paolo II. Questo blog non deve rendere conto a nessuno se non a Dio e alla coscienza di chi lo gestisce che è motivato solo da un grande amore e una immensa gratitudine per quel Grande Papa e Beato che è stato [ ed è] Giovanni Paolo II. A differenza di quanto avviene in altri blog, gestiti anche da autorevolissimi vaticanisti, qui non si apriranno dispute, non si cercheranno confronti, per altro improponibili e astoriche. Le nostre energie saranno tutte spese per ricordare la straordinarietà di un pontificato che ha posto le basi, le fondamenta, l’architrave per l’attuale e i futuri pontificati.
Giovanni Paolo II ha proseguito la vera rivoluzione, intrapresa dal Beato Giovanni XXIII, all’interno della Chiesa e lo ha fatto in un tempo in cui non c’era internet, non c’era twitter, non c’era facebook..non c’erano “ vaticanisti amici”, eppure ha radunato intorno a sé milioni e milioni di persone che ancora guardano a lui come “ faro nella nebbia”. La sua azione storica dentro e fuori la Chiesa è stata possibile perché egli ha inciso profondamente nel cuore e nella mente degli uomini che hanno avuto l’umiltà e il coraggio di seguirlo e così, a differenza di quanto sostenuto da qualcuno, ha insegnato e vissuto la teologia dell’uomo e la teologia della storia.