Giovanni il Battista tra umiltà e furore
In questi anni si
ricorre spesso ad aggettivi quali “ mite” e “ umile” per indicare una
personalità dall’alto profilo morale e spirituale. E’ legittimo subito porsi una
domanda: che cosa si intende oggi per “
mitezza”e “ umiltà”? Secondo l’opinione corrente, umile e mite è colui che, nei
modi e nello stile, assume atteggiamenti sobri, controllati, mai eccessivi. Costui
non alza mai la voce, non varia la tonalità del timbro, se non in casi
eccezionali e, per lo più, calcolati; non “ batte i pugni sul tavolo” , non manifesta mai la propria indignazione o il
proprio pensiero con improvvisi moti di
impeto e ardore, mentre mantiene sempre, anche nei momenti più gravi, un portamento
attento, lineare e misurato. In tutto ciò si può cogliere una chiara e precisa
visione: da una parte si nega forza evocativa ad ogni segno che non sia la
parola, la parola filologicamente rigorosa ed esaustiva, dall’altra si
identifica il “bene” con tutto ciò che non ecceda oltre certi limiti. La sobrietà
dei modi, delle forme, degli stili diventa così sinonimo di mitezza e umiltà.
Le cosa stanno veramente
in questi termini?
Giovanni Paolo II, attraverso
la figura di Giovanni il Precursore, ci
aiuta a comprendere che cosa siano veramente l’umiltà e la mitezza, virtù
fondamentali non solo per il cristiano.
Il Battista, ricordava
il beato Giovanni Paolo II, era un uomo di straordinario impeto profetico,
animato da quella vera audacia che non lo fermava davanti al male e al peccato,
da lui denunciati con vigore e forza uniche. Egli “interpellava gli uomini nel loro intimo, li scuoteva nelle loro certezze e li
trasformava, li strappava dalla superficialità di un atteggiamento
materialistico puramente terreno”. [ Omelia presso Istituto Teutonico S.Maria
dell’Anima, 24 Giugno 1990] E faceva tutto questo non mediante sottili e
sofistiche argomentazione, ma con l’audacia del suo fervore, della sua forza,
persino talvolta violenta e irruenta, segno di una radicalità estrema: dava
scandalo per i suoi modi, per il suo grido, per la sua ira, ira profetica,
appunto. Forse noi oggi faremmo fatica a riconoscere in Giovanni un uomo
umile mite!!
Wawel, [pellegrinaggio amicibrescianiGPII] |
Eppure, spiega il Papa, Egli era consapevole
di essere “solo colui che indicava la via
verso il Regno di Dio”: era, usando un efficacissima immagine di Giovanni
Paolo II, come una “diapositiva sulla quale sono indicati un nome e una
verità. Resta oscura finché una fonte luminosa non viene accesa dietro ad essa”. Giovanni il Battista”, nel suo farsi “ diapositiva”, ha testimoniato quindi l’unica
strada attraverso cui è possibile vedere
Gesù, la Luce di Dio; questa strada è l’umiltà, quella vera, quella che
rifugge da idealizzazione o banalizzazione della stessa sobrietà, così spesso
oggi invocata. L’umiltà, infatti, non è
una questione di stile, né tanto meno di portamento, è qualcosa d’altro, di
totalmente altro. E’” riconoscere la
volontà di Dio”, affidarsi al Suo Amore in cui è rivelata la Verità di noi
stessi e del nostro essere dentro la storia.
Come
sempre ricordava il Grande Papa, “questo
richiede da noi umiltà e la consapevolezza che l’uomo non possiede la misura di
tutte le cose. L’uomo, da solo, non può nulla, ma in Dio tutto può. IL Battista viveva tutto questo nella sua
carne, dentro i suoi” scatti” impetuosi e “fuoriosi”
Purtroppo , nella nostra supponenza, talvolta
ammantata ipocritamente di stili sobri,
“ Cediamo troppo facilmente alla
convinzione che tutto possa essere fatto, il cielo come la terra, anzi l’uomo
stesso, sempre secondo la nostra propria immagine e somiglianza”. Incapaci di volgere lo sguardo verso la Luce,
incapaci di “ fare un passo indietro” e di ammettere la nostra impotenza, ci sentiamo i depositari della verità, il metro
di ogni pensiero, di ogni morale e di ogni diritto,mentre non ci rendiamo
conto che “ tutti possiamo sperimentare nella vita la potenza e
la bontà di Dio, quando abbiamo fiducia in lui e ci sforziamo seriamente di
compiere la sua volontà”.
Pieni di noi stessi, anche quando
siamo misurati e controllati, non ci
accorgiamo quanto “La grandezza umana sia niente in confronto alla piccolezza che è
chiamata a partecipare della grandezza e della santità di Dio”.
Già nel 1990, il Papa, con la propria
solo dei profeti, constatava il livello di disumanità a cui era giunto l’uomo
contemporaneo incapace di autentico “ atteggiamento di umiltà”. ( cfr
Omelia Istituto Teutonico, 24 Giugno 1990)
I profeti spesso “ gridano nel
deserto ” , gridano veramente, animati
da un fuoco incontenibile e spesso incomprensibile ai più; in loro è riconoscibile
quell’ira che, come dice il protagonista de “ Fratello del nostro Dio”, deve
solo essere educata, quando è giusta ,per “ fare
in modo che maturi e si manifesti come potenza creativa”. E proprio dentro
questa loro forza debordante, frastornante rivelano a noi, umanità “ sobria, ma
smarrita” del XXI secolo la vera essenza dell’umiltà: appartenete totalmente a
Dio, mettersi in Lui , vivere di Lui.
Il grido di Giovanni Paolo II
nella Valle dei templi, i suoi occhi “ infuocati” in America Latina, la sua voce
forte e vigorosa tra i giovani, i suoi gesti dirompenti e smisurati di fronte
ad ogni creatura umana, fosse anche un ex prostituta o il proprio
attentatore, non erano altro che segno
di un Amore che non poteva essere racchiuso dentro forme stereotipate e
misurate. Questa è la vera umiltà di cuore, questa è la vera mitezza di
spirito!!