"Da te ho imparato che l’affidarsi è la misura dell’amore…Ti tengo
stretto per la mano attraverso un momento molto difficile"
Il sacerdote ed i laici
Abbiamo
voluto rileggere un libro a noi molto caro, “ Diario di un’amicizia” di Wanda Poltawska,
per cercare di dare una risposta ad una domanda: come è possibile che una donna
di novant’anni continui a lottare per difendere la vita umana in nome di
Cristo, dimostrando un vigore straordinario, una tenacia ed una lucidità
veramente eccezionali? Certo, si tratta di una donna dotata di un temperamento fuori dal comune,
di una forza temprata dalla vita, in particolare dall’esperienza del lager, in
lei è palpabile una fede rocciosa, solida, autentica, profonda. Indubbiamente
quanto appena delineato può, in parte, rispondere al nostro quesito iniziale,
ma non costituire un esaustiva ragione che, forse, possiamo tentare di intuire sfogliando
le pagine preziose del “diario”.
Riga dopo riga,
parola dopo parola,veniamo condotti alla scoperta di un “ mondo” di rapporti a
noi sconosciuto e a cui non siamo avvezzi. Proviamo a riflettere. Non è forse
vero che, in alcuni casi, il sacerdote con cui collaboriamo non conosce molto
di noi, la nostra storia, e non sembra particolarmente interessato a ciò che
inquieta il nostro cuore? Non capita talvolta che, di fronte ad un nostro
sguardo triste e amareggiato, ci sentiamo rivolgere battute “ frettolose” e
raramente la tanto agognata domanda: “come stai? Che cosa ti inquieta?
Parliamone…”. Non è forse vero che la comunicazione si limita, per lo più, ad
indicazioni e compiti da espletare, senza che sia concesso di instaurare un pur
minimo dialogo o esprimere una semplice considerazione, spesso repressa per
timore di essere giudicati importuni e tediosi? Sia chiaro, non a tutti i collaboratori tocca
un simile destino. Il rapporto tra sacerdote e laico ( in questo caso
collaboratore) è segnato da quello che tecnicamente potremmo definire un“ approccio selettivo” i cui criteri, però,
sfuggono alla nostra comprensione.
Un esempio. Chi
scrive per questo blog collabora anche per la redazione del cosiddetto “ Bollettino
parrocchiale”. Il parroco, certo, apprezza il contenuto dei suoi articoli che ,
però, etichetta come “ difficili” in quanto ricchi di riferimenti bibliografici
la cui fonte è il Magistero della Chiesa. Ora, personalmente ci saremmo
aspettati che, oltre alla valutazione, ovviamente legittima, venisse
manifestato un certo interesse per l’origine di alcune citazioni, per altro non
così scontate. Invece nulla, come se il vissuto che è alla radice degli articoli non interessasse
nulla: conta solo il prodotto finale, verrebbe da dire. Attenzione: non bisogna
far notare tali dettagli, la risposta
che avrete sarà: “un sacerdote ha mille impegni, non ha tempo…”. Ma allora,
perché con qualcuno il tempo si trova, mentre con altri no? Qual è il criterio
di selezione? La domanda rimarrà senza soluzione. Pazienza, ce ne faremo una
ragione!
Ritorniamo al “
Diario”, a quel “ mondo” così lontano dalla nostra esperienza. Noi incontriamo
una donna, una donna per altro colta, collaboratrice di un sacerdote, poi di
un Vescovo, di un cardinale e, infine, di un Papa, pertanto
di una persona non certo priva di impegni importanti ed onerosi!! Ebbene, dalla
testimonianza della dott.ssa Wanda Poltwaska, si evince che il sacerdote con
cui collaborava, veramente si “ prendeva cura” di lei, così come lo faceva per
ogni persona che incontrava e, soprattutto, per quanti lo aiutavano nel suo
impegno pastorale; lo faceva in un modo molto semplice, umano: mediante una vera
amicizia, non condizionata dai tempi, dalle “ cose da fare”, dai modi, in un
certo senso, neppure dalla posizione. Quanto hanno ricevuto i laici dal
rapporto con il “ loro” sacerdote”!
Quanto ha ricevuto il sacerdote dall’amicizia con i suoi amici - collaboratori!
Una reciprocità umana, spirituale, culturale che ha fatto crescere un popolo,
una Nazione, una Chiesa!! Una reciprocità fatta di incontri veri, di
dialoghi mai provvisori, di parole di conforto, di contiguità umana, di tempo
donato senza riserve. Una vicinanza che coinvolgeva l’intera esistenza, come
possiamo constatare dallo scambio epistolare, dai biglietti che hanno
accompagnato i vari momenti della vita del “ sacerdote” e dei suoi amici, prima
ancora che collaboratori e, questo, fino alla sua morte!! Sia chiaro: stiamo
parlando di tutte le persone che collaboravano con il Vescovo, non di alcune “
selezionate” secondo il criterio della “ simpatia”!
Ricorda Teresa
Malecka che il futuro Papa, nonostante i gravosi impegni, “Trovava sempre il tempo per incontri
nelle nostre case, ritenendolo un impegno fondamentale. I temi dei
colloqui erano diversi, dalle questioni della vita fino ai problemi ideologici,
spesso fondamentali. Veniva nelle nostre case, seguiva la crescita dei nostri
figli, si interessava ancora delle nostre questioni professionali…” .
Lo ricorda anche
Wanda Poltawska quando parla delle lunghe passeggiate tra i boschi e della
grazia di aver avuto accanto a sé un sacerdote che “compiva le funzioni sacerdotali proprio come è scritto
nel Vangelo- pronto ad accompagnare non per cinque passi, ma per quanti erano
necessari – e non gli era indifferente che cosa sarebbe accaduto al penitente,
a quell’anima che gli era affidata”, Con stupore grato, poi, constata che “Quello che
derivava dalla mia debolezza non mi staccava mai da te, al contrario,
risvegliava in te maggiore bontà e affetto, sempre quanto più mi era difficile, quanto più ero debole e povera tanto
più cercavi di aiutarmi” .
Abbiamo in più
di un’occasione parlato dell’amicizia tra la dott. Poltawska e San Giovanni
Paolo II, un’amicizia che fa dire alla
donna: Sto vivendo il realismo della fede
in Dio, quale tu me l’hai mostrata e quale è… Ho sempre saputo che Cristo è
Dio, ma solo ora, attraverso di te, ho capito che Cristo mi ama, che Cristo è
stato dato agli uomini, appunto per l’amore di Dio Padre, per l’umanità. Il
dialogo costante, le confidenze, il cammino umano e spirituale, in altre parole,
l’amicizia fatta di gesti e parole, di silenzi e lontananza, di autentica attenzione alla persona nella
sua integralità, sono state la condizione su cui sì è costruita la
collaborazione tra una donna laica e un pastore, una collaborazione che non è
venuta meno con la morte del Papa. La dott.ssa Wanda Poltawska, ora ultranovantenne,
seguendo e sviluppando gli insegnamenti di Giovanni Paolo II ( esito anche
delle numerose conversazioni tra lei e il Papa stesso), ne continua la
missione: educare le nuove generazione al valore della vita e della famiglia,
doni di Dio da difendere dalle minacce del nostro egoismo e dal relativismo
imperante.
Di
fronte alla crisi delle vocazioni, sempre più urgente sembra l’impegno dei
laici la cui partecipazione alla vita della Chiesa sarà fattiva e costruttiva
se troveranno sacerdoti disposti a camminare insieme a loro, ad accoglierli e
abbracciarli nella loro umanità, senza preclusioni e senza “ fretta”. Che ogni laico impegnato possa dire,
riferendosi al suo sacerdote: Quello
che derivava dalla mia debolezza non mi
staccava mai da te, al contrario, risvegliava in te maggiore bontà e affetto, sempre quanto più mi era difficile, quanto
più ero debole e povera tanto più cercavi di aiutarmi… La tua telefonata è
stata come su richiesta. Mi ha tranquillizzata e ha spostato l’accento dalla
paura alla speranza, alla fiducia. Mi hai detto: Gesù Dio che salva……… Ti tengo
stretto per la mano attraverso un momento molto difficile